Renzo Piano e l’eredità difficile di Le Corbusier

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In questi giorni Renzo Piano è nell’occhio del ciclone in Francia. Il progetto del grande architetto per una serie di insediamenti accanto alla cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp, uno dei capolavori di Le Corbusier, sta incontrando opposizioni feroci.

Dice Piano: “Siamo di fronte a un sussulto accademico-conservatore e a una crisi di anticlericalismo”.

E ancora, su Le Corbusier: “È un grande maestro: ancora studente all’università andavo in pellegrinaggio alla sua ‘Unità di abitazioni’ a Marsiglia. Spesso (ci sono stato almeno dieci volte) tornavo ammirato a visitare la Cappella di Ronchamp e così pure il Convento di Sainte-Marie-de-la-Tourette. Non ci si confronta con i grandi, ciascuno deve fare il proprio lavoro con umiltà, con la propria professionalità.”

(via La Stampa)

8 pensieri riguardo “Renzo Piano e l’eredità difficile di Le Corbusier

  1. renzo piano è in realtà un modesto architetto che tuttavia ha una grande fortuna imprenditoriale con l’architettura…Ecco mi sembra proprio un impresario dell’architettura con poca capacità inventiva ma molta capacità manipolativa sulla realtà e sulla natura da cui copia e non si ispira. L’appiattiomento su questi personaggi risente di una forte e quanto mai povera immaginagione e forza critica da parte degli architetti giovani soprattutto ma anche meno giovani che si immedesimano nel modello di successo professionale prsentato come trainante senza però andare a fondo sulle singole progettazioni che si succedono con poca e scarsa immaginazione e amore per l’uomo. Non è il solo purtroppo in questa tendenza attuale che sembra andare piattamente per a maggiore. Prima o poi verrà messo a fuoco senza dubbio questo andazzo mediatico…Occorre però che faccia ancora altro danno…

  2. Oh dio! che polemica… Sono d’accordo con Renzo Marrucci.

    Molto tempo fa, ho trovato sull internet un artícolo interessante che raccontava tutto quello che sucedeva sulla collina di Bourlémont a Ronchamp. Apparteneva al site del C.V.A (mi pare che è una pagina di architettura venezuelana). Il autore del artícolo è Luis Gualtieri è si può trovare nel seguente link:

    http://www.cav.org.ve/cms/images/stories/arquitectura_mundo/20080613_ronchamp/La_Battaglia_di_Ronchamp.pdff

    Ugualemente Vi lascio il contenuto:

    La Battaglia di Ronchamp

    La riabilitazione e intervenzione sulla collina di Bourlémont, luogo dove si trova la Capella di Ronchamp (Belfort-Haute Saône), causa attualmente polemica in Francia, giacchè da qualcune settimane, sono stati concessi i permessi definitivi per concludere un nuovo progetto disegnato dall’architetto Renzo Piano. La Fondazione Le Corbusier porta avanti una causa, che cerca di evitare l’intervenzione di queste personalità sulla collina.

    Il progetto di Piano possiede due direttrici fondamentali, il primo è riabilitare il luogo, e così coprire la quantità dei visitanti all’ anno, costruendo un centro di accoglienza con parcheggio nella parte più bassa della collina. Il secondo, è edificare una fraternità costituita per 12 cellule di stanza con aree di ricevimento e cucitura per le Suore Clarisse, semiscavate nel suolo della scarpata. La superficie costruita sarà approssimatamente di 1.500 M2 e la vicinanza con la capella sarà variabile, da 54 metri fino a 100 metri e questo preoccupa molto alla F.L.C

    Nella sua agenzia a Parigi, Renzo Piano commenta ai mezzi di comunicazione (tra loro, il quotidiano “Le Monde”), il disegno del suo progetto situato nelle vicinanze della capella di Notre-Dame du Haut. Una realizzazione che costruisce con Michel Courajoud, uno dei più prestigiosi paesaggisti francesi. I piani del progetto, che mostra timidamente suo site, permettono capire la conseguenza che l’ intervenzione, causerà nei dintorni vicino alla capella. Lo scorso 9 giugno (giorno in cui cominciarono i lavori), si sono mobilitati gruppi di studenti e accademici per protestare nelle vicinanze dell’ opera.

    L’ingresso verso la collina è definito oggi, da due edificazioni molto modeste. Queste saranno sostituite da un’ altra struttura di tetti triangulari che accoglieranno ai turisti e pellegrini di tutto il Mondo. Racconta Renzo Piano (vincitore del premio Pritzker e co-autore del Centro Georges Pompidou) nella sua intervista, che i nuovi alberi trapiantati in questa area, non ostacoleranno il panorama del monumento dall’ ingresso. I suoi avversari contraddicono questa dichiarazione ed allegano che con l’ apparizione degli alberi, si perderà gran parte della veduta della capella, la quale è attualmente visible da qualsiasi punto della cità di Ronchamp.

    Le Suore Clarisse hanno venduto il suo convento a Belfort con la finalità di vivere nella nuova edificazione progettata da Piano, loro occuperanno dodici cellule di stanza, dotate di un’ illuminazione d’ ultima tecnología. Le religiose, manifestano il loro interesse di vivire una vita semplice, fornita di tutto quello che la natura voglia offirgli, desiderano impiegare gran parte del loro tempo alla penitenza e preghiera.

    Piano, che paragona alle suore agli Elfi, ha dichiarato che la fraternità e il oratorio, non si troveranno nella zona di protezione stabilita dall’ UNESCO, però infatti, saranno molto vicini dell’ icona religiosa, a cento metri sul declivio della collina. Il preventivo sarà di 9 milioni di euro (1/3 consacrato al paesaggio), i lavori saranno pagati con il prodotto della vendita dell’ antico convento delle Clarisse e da un mutuo dato all’ Associazione “Oeuvre Notre-Dame du Haut” e le religiose.

    Laico di fede, come lui stesso si definisce, l’ architetto di origine Genovese non capisce l’atteggiamento aggressivo di certi membri della Fondazione Le Corbusier che si oppongono a lui. Piano commenta: “All’ inizio, noi abbiamo avuto buone relazioni e le nostre conversazioni ci hanno permesso di migliorare i piani, e così apportare o migliori al progetto”. Jean-Pierre Duport e Michel Richard, presidente e direttore dell’ organismo, negano essere stati daccordo con l’ iniziativa dall’ inizio, loro manifestano essere stati ingannati dall’ attitudine, apparentemente generosa di Piano. Commentano che le conversazioni sono state sempre per informare quello che l’ Asociazione “Oeuvre Notre-Dame du Haut” e lui stesso, avevano deciso per il nuovo progetto.

    Dal canto suo, Duport ha manifestato: “Noi siamo gli eredi del patrimonio di Le Corbusier, il nostro dovere è la difesa dello spirito della sua opera. Detto questo, non siamo ostili all´ integralità del progetto, ma bisogna rivederlo e il piccolo monastero dev´essere spostato, solo consideriamo che si deve cambiare la posizione nel luogo e quando questo suceda, dobbiamo ricevere una copia. Non dobbiamo rimanere poco informati o ciechi a questo proposito”. Queste dichiarazioni derivano dalle differenze che hanno avuto i rappresentanti della fondazione, con Renzo Piano per la presentazione di un progetto confuso, poco definito e che muta nel tempo.

    A favore della associazione e di Piano, si é sommato Dominique Claudius-Petit (figlio di Eugène Claudius-Petit, antico Ministro della Ricostruzione, il quale lavorò molto con L-C), presidente dell’ Associazione Amici di Le Corbusier, il quale ha manifestato essere d’accordo con la presenza spirituale conferita al luogo per la fraternità delle “Povere Clarisse”.

    Per questa battaglia la fondazione ha reclutato un arbitro di peso, Le Corbusier stesso, che con parole testuali, già aveva manifestato il suo rifiuto di edificare nella collina, qualunque progetto apparentemente religioso, però con fini turistici occulti. Lo storico Gilles Ragot, si è immerso in un mare di documenti per redarre un manoscritto di 20 pagine che la F.L.C. diresse alla Ministra di Cultura e informazione, Christine Albanel, per informare sull’ importanza di preservare il progetto originale.

    Ragot ha detto: “Le Corbusier stava in disaccordo e questo si mette in evidenza quando si leggono brani dei contatti epistolari tra l’ architetto e Bolle-Reddat (capellano storico della capella tra 1.959 e 1.963), l’ ecclesiastico come presidente dell’ Associazione “Œuvre Notre-Dame du Haut”, ha tentato L-C per costruire una nuova struttura di accoglienza con un programma piccolo, però che poi è cambiato per uno più vasto, simile a quello che si pretende concepire oggi nel pendio ovest.

    Questo ha irritato l’ architetto e convinto ha scritto: “Ronchamp è finita, non ci mettiamo a cominciarla di nuovo…È una pazzia! Lasciate Ronchamp com’ è…Lei apre la porta ad una abominazione! Io stesso credo di essere in tutto il mio diritto di protestare contra la sua idea si Lei persiste nella sua realizzazione… Lei vuole fare un’ altra Lourdes!… Non è necesario sistemare…io la supplico. La tenga in questo stato così accogliente”.

    Per gli avversari del progetto di Piano, la causa è giustificata, desiderano che lui modifichi la sua proposta, muovendola verso una cota più bassa. Questo sarà sufficiente per calmare gli animi, e così permettere il linguaggio e la concezione formale del nuovo progetto. Tuttavia, gli academici più conservatori della F.L.C. vedono con disappunto l’ arrivo delle religiose. Per Jean-Louis Cohen e Michel Kagan, architetti e storici che appoggiano la causa della fondazione, rinforzare la presenza spirituale è ciarlattaneria, naturalmente, al servizio del commercio turistico.

    Le Clarisse hanno più di 75 anni e loro temono che scomparendo la presenza spirituale personificata da loro possa diventare la fraternità, un volgare albergo turistico (come già è successo nella Unità d’ abitazione a Marsiglia, dove qualcuni appartamenti sono stati comprati e combinati per concepire un’ albergo per gli interesati nella architettura di L-C).

    Questa battaglia appena comincia, è una notizia che si sviluppa e trasforma costantemente. I mezzi di comunicazione in tutto il mondo, hanno fatto attenzione a questo problema, che di concretarsi, può significare lo sviluppo del commercio che sequestra l’ arte e lo mette al servicio del lucro smisurato e insaziabile del turismo internazionale.

    Ringraziamenti:

    Fondation Le Corbusier
    8/10, square du Docteur Blanche 75016 Paris- France
    Telefono: +33 01 42 88 41 53 / Fax: +33 01 42 88 33 17
    E-mail: info@fondationlecorbusier.fr

    Paula de Sa Couto (assistente della direzione F.L.C.)
    Arnaud Dercelles (bibliotecario e documentalista F.L.C.)
    Josep Quetglas (cattedrattico della UPC e autore di diversi libri su L-C)

    Renzo Piano Building Workshop
    34, rue des Archives 75024 Paris-France
    Telefono: +33 01 44 61 49 00 / Fax: + 33 01 42 78 01 98
    E-mail: france@rpbw.com

    Fulvia Pesavento (dipartimento di pressa RPBW)

  3. Non sono sono per nulla orgoglioso di questo mio commento anzi ricordo di averlo scritto con una certa amarezza nel cuore ma anche perchè mi sento vivamente preoc
    cupato.
    Non è tanto Renzo Piano in sè quanto il sistema che si avvale di queste archi-super-stars per sospingere e promuovere una attività che trova abili giustificazioni sempre e counque forze disposte a travolgere valori e spiritualità varie con spot e scritti che sembrano mirati alla realizzazione di un disegno insofferente della storia e di tutto ciò che considera la memoria… relegata come un valore da archiviare o inglobare dentro a strutture museali varie e allucinanti. Mai contraddire anzi fare e fare senza alzare la testa…Se uno prende posizione è solo perchè rimane escluso dalla cordata e mai in favore del recupero di una ricerca ispirata all’uomo e al suo ambiente specifico e alla protezione della sua sacra aspirazione alla ricerca dell’equilibrio…Dimenticando con troppa facilità che il danno si riversa inevitabilmente su tutti indistintamente come un sadico gioco al massacro. Il trionfo del cinismo non compensa l’ansia dei cittadini, non la sopprime nè la sospende nel limbo falso e dorato dell’affarismo tecnologico…
    Anzi è destinata a crescere e a liberarsi da questa condizione di falso “grande” e
    aristocratico senso della iperdimensione fino ad oggi imposta da una tecnologia acritica, che non considera l’uomo al centro se non come semplice ostaggio nella complicità pessima, manipolata e manipolante, di una comunicazione dominata e dominante coinvolgendo gli stessi architetti che non trovano il coraggio di intervenire nel dibattito se non attraverso scudi e scudieri o per difendere l’ambito di un’interesse specifico.

  4. Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Architettura oggi? Ecco, questa mi sembra in fondo la vera domanda che potremmo porci.
    D’altro canto, mi pare che comunque la validità di certe opere, a volte discutibili, di molte mega star di certa architettura, cominci ad essere messa in dubbio.
    È anche vero che il potere mediatico di questi personaggi di rilevanza mondiale è in grado di fare miracoli, ma credo sia importante non abbassare la guardia, e promuovere un costruttivo dibattito.

  5. Caro luigi, se sei architetto dovevi già porti questa domanda quando eri un bravo studente di architettura.
    Ci sono tante risposte ma una cosa è certa ed è che bisogna capire il rapporto tra architettura e uomo, architettura e città, architettura e territorio al di là delle strumentalizzazioni retoriche a cui molti si dedicano e pare anche il famoso Renzo Piano che con molta sufficienza afferma di non volere offendere Le corbusier…Chi pensa che voglia offenderlo? Io certamente non lo penso! Bisognerebbe essere mancanti per pensarlo…Il problema è se ha capito ed interpretato lo spirito di Ronchamp oppure ha risposto alla domanda del committente… Da quello che dice mi sembra che il professionista risponde al committente con troppa semplicità…come un carro grande di difficili movimenti che sono i suoi…Lui fa quello che sente e qualche volta va bene e altre meno bene, e altre male…Come accade nelle migliori famiglie. Il problema nasce quando il carro grande non si accorge di essere grande e in certe occasioni alquanto goffo…Dove appunto la sensibilità non è andare sotto terra o a pelo della terra…Occorre qualche cosa di più e per Ronchamp questo è il caso…si toccano valori che non possono essere trattati così semplicemente e anzi è un dovere di tutti sia da parte del Vescovo che delle care suore Clarisse capire che non si aggiunge spiritualità solo addizionando presenza…In un luogo in cui bisogna capire quella che c’è… Ed è una spiritualità che merita qualche riflessione per il tipo e la qualità dek territorio e speriamo ci sia l’umiltà e il cuore per volerla sviluppare. L’architettura serve all’uomo prima che ad altre ragioni… E il suo ruolo è quello di fare vivere l’uomo secondo i suoi stimoli e bisogni materiali e spirituali, sociali e culturali senza scherzi intellettualistici o retoriche di circostanza.
    Parlare di anticlericalismo poi è addirittura il massimo della difensiva acritica… Nella risposta che Piano riporta come “confessione del vescovo di Besancon” nella intervista data alla Minervino. Occorre qualità e poesia più che la tecnica ma soprattuto ispirazione al luogo e il rispetto che comporta anche spesso il sapersi mettere in dubbio.
    Impedire uno scempio aprendo una riflessione non è mai stato anticlericale…

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