Obituaries: Sidney Pollack

“Fare film politici oggi non è facile come venti o trent’anni fa. Oggi più di allora il cinema è intrattenimento prima che veicolo di messaggi.”

(Sidney Pollack)

Sidney Pollack, uno dei miei registi preferiti, è morto ieri all’età di 73 anni. La sua lunga carriera è costellata di grandi successi, da “The Way We Were,” e “Tootsie” a “Out of Africa.

È stato uno degli ultimi registi in grado di coniugare, apparentemente senza sforzo, qualità artistica e successo al botteghino, come oggi pochi riescono a fare, a parte rare e luminose eccezioni, come Steven Spielberg o Clint Eastwood. Pollack è stato però anche attore: lo ricordo ad esempio in Tootsie e anche, in un ruolo chiave, in Eyes Wide Shut di un altro grande del cinema di tutti i tempi, Stanley Kubrick.

È stato tra i fondatori del Sundance Institute, assieme all’amico Robert Redford. L’attore è stato per Pollack ciò che Henry Fonda e John Wayne furono per John Ford, o, in tempi più recenti, Tom Cruise e Tom Hanks per Steven Spielberg.

Con Pollack scompare davvero una pagina fondamentale del cinema di questi ultimi decenni.

(La foto risale alla presentazione romana dell’ultimo lavoro di Pollack, “Sketches of Frank Gehry,”)

D’Annunzio vs. Scarpetta

Ieri Repubblica nelle pagine della cultura ha ricostruito con dovizia di particolari un’interessante vicenda, a metà strada tra l’evento giudiziario e la querelle culturale. Mi riferisco alla causa che vide opposti Gabriele d’Annunzio ed Eduardo Scarpetta, per plagio e contraffazione della celebre tragedia del Vate, La Figlia di Iorio.

Scarpetta aveva messo in scena un’opera farsesca, Il Figlio di Iorio, che peraltro non ebbe successo, e segnò l’amaro epilogo della fortunatissima carriera del grande commediografo napoletano.

La vicenda si trascinò a lungo, e si concluse con un nulla di fatto: il reato non sussisteva. Interessanti i personaggi che scesero in campo a difendere le ragioni dell’una e dell’altra parte. Un nome per tutti, Benedetto Croce

Phil, think twice!

E così Phil Collins, uno dei più grandi batteristi del mondo, nonché scatenato front-man e voce dei Genesis dal 1975, ha nuovamente annunciato il suo ritiro dalla scena musicale per dedicarsi maggiormente alla famiglia.

Terrà fede all’annuncio? Ricordo che di fatto si erà già ritirato, quando lo scorso anno ha invece raggiunto gli altri Genesis per un trionfale tour che toccò, tra l’altro, anche l’Italia.

La domanda in fondo è sempre la stessa: può davvero un artista dire addio alle scene?

Sabato 24 maggio, @ Biblioteca civica Lecco: Daniele Bonfanti

SABATO 24 MAGGIO 2008
INCONTRO CON L’AUTORE
ORE 17.30,
presso la Biblioteca civica U. Pozzoli di Lecco, Via Bovara 58

Promosso da Associazione Culturale XII
e Biblioteca civica U. Pozzoli di Lecco, Via Bovara 58

Lo scrittore e musicista Daniele Bonfanti, autore del romanzo Melodia, incontrerà il pubblico di lettori, ammiratori, benefattori, agitatori, e – perchè no – anche calunniatori, agitatori ed esattori in quella che non sarà una presentazione classica, ma un vero e proprio incontro, fatto di storie, voci, suoni, atmosfere, e sane chiacchiere.

L’incontro verrà presentato da Davide Cassia. La colonna sonora della serata sarà a cura dell’eclettico Francesco A. Lanza al basso elettrico, su partiture originali tratte dalle pagine del romanzo Melodia.

Gerontocrazia culturale

Chiara Cretella è scrittrice, critica letteraria, Cultore della materia presso la cattedra di Letteratura Contemporanea del Dams di Bologna e caporedattrice della rivista di poesia e studi di genere Le voci della Luna. Scrive per riviste e quotidiani nazionali, ha pubblicato vari libri, tra operedi narrativa, saggi, testi critici, prefazioni e traduzioni.

Christian Donelli ha intervistato la Cretella. La conversazione che ne è scaturita, pubblicata dagli amici di inutile – opuscolo letterario per palati fini – offre diversi spunti di riflessione, a partire dalla dialettica, inevitabilmente tormentata, tra vecchie e nuove generazioni di intellettuali.

Un breve stralcio:

“[…] a 31 anni non mi sento e non sono giovane, semplicemente l’Italia è dominata dalla gerontocrazia. Pensa che un quaranta-cinquantenne oggi è ancora chiamato un giovane scrittore! In realtà questo nasconde un immobilismo allucinante, tributo che l’estero non paga. Cosa può capire un critico settantenne – come molti ce ne sono oggi – delle ultime espressioni giovanili? Molto poco, gli sfuggono la lingua, il contesto, gli strumenti e i supporti informatici, una marea di cose insomma. Tutte cose ovviabili comunque, se gli anziani imparassero dai giovani invece di fare finta che essi siano una semplice patologia da curare o di farli permanere forzatamente in un precariato e in uno stato che considerano di minorità intellettuale.”

L’intervista completa

La battaglia dei Kennedy

Ted Kennedy

Chi segue questo blog dagli inizi, sa quanto interesse nutra il suo curatore per la famiglia Kennedy. Un esempio quasi archetipico del Sogno Americano, nel bene e nel male. Una storia che affonda le sue radici nella lontana Irlanda e che conduce ben tre Kennedy – John, Bobby e Ted – in posizioni difficilmente raggiungibili da chiunque altro nell’arco della stessa generazione.

Conosciamo le tragiche vicende che segnarono le brevi vite di John e Bobby. La figura di Ted Kennedy potrà piacere o meno, con le luci e le ombre di una carriera politica lunga e a tratti controversa, ma spero davvero che il senatore americano superi questo grave momento.

Destino crudele davvero, quello che sembra accomunare gran parte dei membri della famiglia dei Kennedy, anche a voler giustamente ignorare le squallide dicerie sull’esistenza di una maledizione che aleggerebbe sulla famosa famiglia. Un destino generoso nel successo, ma inesorabile nella tragedia.

Per approfondire.