
A volte la realtà supera la fantasia. Poche settimane fa è stato distribuito nel nostro Paese il film «The Hunting Party», diretto da Richard Shepard, nel quale un reporter televisivo, Simon Hunt, interpretato da un efficacissimo Richard Gere, dava la caccia a Sarajevo alla «Volpe», ossia Radovan Karadzic, il criminale di guerra più ricercato in Bosnia.
Il Corriere della Sera ha intervistato l’attore americano, da anni impegnato sul fronte dei diritti delle minoranze etniche e religiose (specialmente a favore dei monaci tibetani):
Che cosa ha pensato leggendo dell’ arresto e della falsa identità dietro la quale si nascondeva Karadzic?
«Ho ricordato come, sia pure nella finzione del copione, basato su un articolo pubblicato da Esquire e scritto da Scott Anderson (“What I Did on My Summer Vacation”), i giornalisti del film si fossero messi sulle tracce di Karadzic molto, molto tempo prima di quanto ora è accaduto. Oggi a me, nel mondo intero, interessa lo scenario post bellico più delle colpe dei criminali di guerra di un passato le cui ombre si proiettano nel presente. Nel film si affrontava anche l’ ingiustizia, direi una forma di violenza, consumata dalla comunità internazionale, che non voleva catturare questi criminali. Oggi mi chiedo: quanti giovani sanno che cosa hanno rappresentato stragi, massacri direi, come quella di Srebrenica avvenuta nel luglio del 1995? E quanti si chiedono: “Che cosa fece a quei tempi la comunità internazionale?”.
Le brutali repressioni sono ovunque e, naturalmente, penso anche al Tibet e all’ inconscio degli esseri umani che nasconde baratri di violenza». Perché nel film «La Volpe» non ha il nome del vero criminale?
«Perché la verità nel cinema ha anche bisogno di fiction per una maggiore libertà. Tuttavia, leggendo le cronache del potere di un tempo di Karadzic e di Ratko Mladic, il nostro film resta, ieri come oggi, solo un affresco, pallido, sfocato, rispetto all’ orrore quotidiano di stragi e genocidi. Mi auguro che l’ apatia di tanti oggi venga cancellata da quello che “finalmente” rappresenta l’ arresto di Karadzic».