Scrive Umberto Galimberti su D La Repubblica delle Donne:
Gli dèi greci […] hanno il merito di essere molti. Questa molteplicità è il principio della tolleranza di cui non è capace il monoteismo, detentore di una verità assoluta, e quindi escludente tutte le altre possibili espressioni umane che gli dèi rappresentano.
Nella loro espansione territoriale, Atene nella contaminazione con altre genti e Roma nella conquista di terre e di popoli, non avevano difficoltà a portare nel loro Olimpo gli dèi delle popolazioni con cui entravano in contatto o che conquistavano. Questo consentiva di mantenere e riconoscere l’identità di ciascun popolo e le credenze della sua gente. La tolleranza incomincia infatti con l’accettazione delle rispettive divinità, con il loro riconoscimento.
Quando questo principio fallisce, incominciano le guerre di religione, che sono più cruente e crudeli delle guerre dettate da interessi economici o territoriali. Perché la religione esprime in forma mitica la configurazione antropologica di un popolo, il modo di condurre la sua vita, a partire dallo scenario celeste che ogni religione disegna, per superare quella dimensione tragica dell’esistenza umana che lei così bene descrive.
Gli dèi sono morti e il monoteismo ha distrutto, non solo metaforicamente, tutti i templi degli antichi dèi. Ma di recente sembra che anche Dio sia morto, perché il mondo non accade più secondo i suoi dettami. Se togliamo la parola “Dio” dal Medioevo, quando l’arte era arte sacra, la letteratura era inferno, purgatorio e paradiso, persino la donna era donna-angelo, non capiamo nulla di quell’epoca, mentre tolta la parola “Dio”, la nostra epoca si lascia comprendere benissimo, meno forse se togliamo la parola “denaro” o la parola “tecnica”. Quindi Dio non fa più mondo, non lo crea più. Dio è morto. Ma la morte di Dio non ci ha restituito gli dèi, per cui il nostro paganesimo è senza Olimpo. Ci ha però lasciato quell’eredità tipica delle religioni monoteiste che si chiama intolleranza, inevitabile conseguenza di chi si crede in possesso della verità assoluta. Un’intolleranza che non è estirpata e neppure lenita dagli inviti all’amore e alla comprensione del prossimo e del diverso da noi, a cui le parole della religione opportunamente ci invitano senza persuaderci, finché permane il principio per loro irrinunciabile di essere i depositari della verità assoluta. Per cui gli altri chi sono? Poveri erranti? Questa è la ragione per cui sarebbe auspicabile il ritorno degli dèi.
Forse c’è qualche semplificazione “giornalistica”,
però credo che in fondo Galimberti abbia ragione,
il peso dell’intolleranza nella nostra società
è ancora grande, ed è un’eredità del monoteismo.
E te lo dico da cattolico.
Ciao
Carlo
Spesso e volentieri ciò che si bolla con “intolleranza” è buonsenso, e quindi non certo figlio di cristianesimo e pattume mediorientale vario.