Intervista a David Frati

Vi segnalo questa intervista a David Frati, lettore onnivoro per eccellenza e Deus ex Machina di Mangialibri, sito di riferimento per gli amanti della lettura.

5 pensieri riguardo “Intervista a David Frati

  1. Molto interessante e molto bella intervista, anche Mangialibri
    è un bel prodotto della rete, ammiro il coraggio perché a me
    molti libri ultimamente restano sullo stomaco, per cui al massimo
    potrei aprire un sito chiamato Maaloxlibri.
    Unica cosa che mi “perplime” leggermente è che l’autore deve accettare come Vangelo il parere degli addetti ai lavori.
    In generale, la cosa ha senso; in particolare, però possono
    succedere due cose: gli addetti ai lavori sono tutti d’accordo
    (di solito perché hanno fatto la stessa scuola di scrittura,
    credo si chiami “effetto Holden”),
    oppure gli addetti ai lavori dicono cose diverse e allora
    che cosa faccio, riscrivo da capo seguendo il parere di chi?
    Lo dico per esperienza personale: sui miei scritti ho avuto
    giudizi di tutti i tipi, anche antitetici tra loro (sullo stesso
    racconto). Non tutti, ammetto, erano addetti ai lavori.
    Alla fine, comunque non ho capito: che faccio, vado da un’agenzia letteraria o da Lulu (o altro print-on-demand)?
    Le due cose si elidono, anche se mi sembra Frati le raccomandi
    entrambe. Secondo me il target è molto diverso; l’agenzia letteraria
    può servire se si vuol essere (o tentare di essere) dei professionisti.
    Ma c’è veramente ancora qualcuno che pensa ad arricchirsi facendo lo scrittore in Italia, dove si legge meno di un libro all’anno,
    in media (ne deduco che di David Frati non ce ne devono essere molti in giro)?

    Ciao

    Carlo

  2. Salve Carlo,

    prova a chiarire qualche legittimo dubbio.

    Naturalmente la questione del Vangelo è un’esagerazione voluta per in qualche modo fronteggiare la tendenza marcatissima degli aspiranti scrittori e poeti a non accettare le critiche e pensare subito di essere geni incompresi.

    Fidati, chi come me si occupa di libri, critica e giornalismo (e peggio ancora penso gli editori) è subissato da richieste di pareri di persone che propongono prodotti davvero indecenti credendo di essere Tolstoj, e che continuano a ritenerlo anche se 10 giornlisti gli fanno notare il contrario “perché i commenti sul mio blog sono entusiasti”. E certo, sono i commenti del cugino, della moglie e del collega di scrivania!

    Quanto a Lulu & co, nell’intervista io suggerisco di rivolgersi al print on demand Sse l’alternativa è l’editoria a pagamento. Se invece si vuole tentare un approccio all’editoria di medio-alto livello, o si è un addetto ai lavori già conosciuto, stimato e soprattutto pagato per scrivere, oppure l’agenzia letteraria è un interlocutore necessario.

  3. Ti capisco, David, e grazie per i chiarimenti.
    In effetti, anche noi di Progetto Babele, con tutto che non siamo professionisti, ma cerchiamo di fare un lavoro dignitoso, riceviamo molti racconti non pubblicabili, ma diciamo che non tutti accettano il giudizio negativo (per quanto cerchiamo di darlo con tutta la cautela del caso, e senza mai infierire, anzi dando consigli).
    D’accordo sul resto: purtroppo la questione dei “geni incompresi” è certamente ancora attuale, ma fa un po’ parte, temo, della mentalità italiana, dove se si perde è sempre colpa dell’arbitro e mai di come si gioca (o si scrive).

    Grazie ancora e a presto

    Carlo

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