In tutto il mondo le principali testate giornalistiche accusano gravi emorragie di lettori e bilanci in profondo rosso. La bancarotta, per molti giornali è dietro l’angolo.
I motivi sono molteplici: lo strapotere del Web, il bombardamento delle news televisive, la crescente disaffezione del pubblico verso l’informazione stampata, la recessione planetaria.
L’ultima vittima in ordine di tempo, The Rocky Mountain News (Colorado), storico quotidiano americano fondato nel 1859, ha cessato le pubblicazioni alla fine di febbraio. Il giornale aveva accumulato, solo nel corso dell’ultimo anno, perdite colossali, e, in mancanza di acquirenti, è stato chiuso dalla proprietà.
Lo stesso New York Times ha ipotecato la prestigiosa sede newyorchese, progettata da Renzo Piano, di recente inaugurata, per far fronte a una situazione economica pesantissima.
E allora, ci informa Vittorio Zambardino su Affari & Finanza (Repubblica):
La scommessa del web è far pagare le notizie: È l’economia di guerra dei giornali: non far più conto sulla sola pubblicità, tornare a farsi pagare non più solo per quello che esce su carta, ma per tutto ciò che appare sul web o viaggia fino a un telefono smart o un lettore ereader. Trasformare il lettore in cliente. Non si discute di altro nei giornali: l’epicentro è negli Usa, dove la crisi dell’editoria è la più drammatica di tutte. Inutile però nasconderlo: il buzz, le voci insistenti, i memo, le pressioni si moltiplicano dovunque vi sia una crisi, cioè ovunque nel mondo.
Ho la netta sensazione, anche a non voler indossare le lugubri vesti della solita Cassandra, che il rimedio ipotizzato sia di gran lunga peggiore del male…