Scrive Alexander Stille nel suo blog, col consueto acume e considerando il berlusconismo in una, ahinoi, sconsolante prospettiva storica:
[…] Si potrebbe forse dire che e’, in qualche modo, finito il berlusconismo, o almeno un certo tipo di berlusconismo, cioe’ il berlusconismo come modello ideale capace di fare sognare la gente. Quando Berlusconi ha cominciato c’era nel suo elettorato un vero entusiasmo tra i suoi elettori, un convincimento (contro tutta l’evidenza dei fatti, a mio avviso, ma non per questo meno genuino) che Berlusconi era l’uomo dei miracoli, capace di fare dell’Italia quello che ha fatto alla sua azienda e di fare degli italiani quello che ha fatto agli azionisti della Mediaset. C’era anche il convincimento che la ricchezza personale di Berlusconi fosse un fatto positivo: troppo ricco per farsi corrompere, piu’ pratico, piu’ in gamba e piu’ a contatto con i bisogni della gente dei politici tradizionali. Credo che questo mito sia tramontato. Ormai gli scandali degli ultimi due anni hanno reso fin troppo evidente che Berlusconi s’interessa quasi esclusivemente degli interessi suoi a scapito del bene pubblico; che s’interessa poco dei problemi del paese; e che Berlusconi invece di porre fine alla corruzione e il clientelismo che hanno caratterizzato la Prima Repubblica li ha continuati e forse peggiorati. Tutto cio’, non significa che questi elettori non voteranno piu’ per il centro-destra o per Berlusconi, ma lo faranno senza grandi illusioni e con stanchezza, per ragioni di tornaconto personale (almeno Berlusconi non mi manda la Guardia di Finanza) o per disaffezione verso la sinistra.
ma di tutto questo siete responsabili anche Voi del Corriere, che non avete denunziato ai Vostri lettori, con linguaggio semplice e chiaro, con dati di fatto, senza strepiti e nani e ballerine, che viceversa avete cercato in tutti i modi di accreditare come unici “oppositori”, del tutto improbabili e anche poco affidabili, agli occhi dell’opinione pubblica.
Il risultato, anche da Voi creato, e’ lo sfascio civile e morale di un Paese in cui l crisi economica, governata da una classe politica e da un ceto dirigente incompetente e truffaldino, ci trascinera’ verso la dittatura.
Siete complici, Mieli, Panebianco, Galli della Loggia.
Franco, Romano: vergogna!
Sono d’accordo col commento di Antonio, in buona sostanza. Molti dotti editoriali (in particolare di Panebianco, ma anche degli altri citati) hanno dato dignità di filosofia politica a quell’unica idea che riassume il berlusconismo: meglio al governo che in galera. Il resto sono solo chiacchiere.