È da poco felicemente approdato in libreria il nuovo libro di Nicola Verde, La sconosciuta del lago. L’editore è Hobby & Work. Si tratta del quarto romanzo del bravo scrittore romano. La trama in breve: una vicenda dagli aspetti torbidi e inquietanti, ambientata a Roma e dintorni nel 1955 e che trae origine da un fatto di cronaca (rigorosamente nera) accaduto realmente proprio quell’anno, passato tristemente alla storia come “la decapitata di Castelgandolfo”.
Il commissario incaricato di risolvere il mistero della morte è decisamente un eroe negativo: complessato e dominato dai pregiudizi, è per di più sessualmente represso – tra l’altro la sessualità è elemento chiave dell’intera vicenda – afflitto da un soprannome dispregiativo: “Mezzacanna“, affibbiatogli non si sa da chi né perché.
La vittima non è da meno, dal momento che anche lei ha la sua storia “storta” da raccontare, come fa lei stessa, in un ardito paradosso letterario. Non solo: anche chi le è stato vicino racconterà quella storia: dal patrigno alla madre, alla sorella, alle sue amiche.
Ognuno però con la sua parte di verità e di menzogna. Perché, come recita il risvolto di copertina, questo è un romanzo dalle molte menzogne e dalle poche verità. Nessuno è esente da colpe, ciascuno ha il suo lato oscuro di cui vergognarsi e da nascondere. Proprio come spesso capita nella realtà.