IVDT, ultima recensione del 2012

Alexia Bianchini
Alexia Bianchini

Ultima recensione dell’anno per Io vedo dentro te, romanzo distopico di Alexia Bianchini, che si aggiudica l’ennesima recensione positiva, stavolta sulle pagine di Club Urban Fantasy. Non posso che esserne felice e anche un pizzico orgoglioso, avendo fortemente voluto questo romanzo fin da quando lo lessi nella sua prima incarnazione.

Grazie a Club Urban Fantasy e complimenti ancora ad Alexia: la mia fiducia nella sue qualità autoriali era dunque ben riposta. Un’altra conferma della vitalità della narrativa di genere fantastico di casa nostra, per di più al femminile. Non è poco, di questi tempi.

2012 in review

Cari amici, i folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

4,329 films were submitted to the 2012 Cannes Film Festival. This blog had 19.000 views in 2012. If each view were a film, this blog would power 4 Film Festivals

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

Tracce d’Eternità

Ricordo agli amici lettori che è sempre disponibile, in download gratuito – precisazione importante, in questi tempi di crisi – il numero 19 di Tracce d’eternità, terzo del quarto anno di vita della rivista, a cura di Gianluca Rampini, Simone Barcelli e Fabio Marino.

Il sommario:

un servizio inedito di Roberto La Paglia sulla Genesi, un’analisi del Caino biblico a cura di Alessandro Demontis, una corrispondenza dalla Spagna di Alfonso Neto, le interviste a Christopher Dunn (di Debora Goldstern) e Nick Pope (di Gianluca Rampini), il report della conferenza di Antonio Chiumiento a Porto Cesario (di Antonello Vozza del C.U.T.), il supplemento centrale di venti pagine curato dalla redazione di Signs diretta da Roberto La Paglia (con articoli, news e recensioni) e le consuete rubriche di Noemi Stefani, Fabio Marino, Antonella Beccaria, Luigi Milani, Michele Proclamato, Dita di Fulmine e Il Fatto Storico.

Ezio Guaitamacchi e il dark side del Rock

Jim Morrison
Jim Morrison

Per il blog magazine Graphomania ho recensito DELITTI ROCK, di Ezio Guaitamacchi, vera e propria “Treccani umana” dell’universo Rock, autore di un numero incalcolabile di interviste e reportage sul campo, anzi on stage.

Per chi, come me, ha fatto del Rock la colonna sonora della sua vita, al punto da dedicare all’argomento un romanzo nel 2011 e una novella in uscita nella primavera del 2013, si tratta di un testo imprescindibile, ideale vademecum per cercare di districarsi nella fittissima rete di misteri che da sempre avvolge il mondo dorato, ma spesso “maledetto”, di tante rockstar di ieri e di oggi.

Inutile dire che ne consiglio caldamente la lettura, non ne rimarrete delusi.

Intervista a Graziano Versace

Il Flauto di Pan ha intervistato Graziano Versace, autore del romanzo Noos, Il Canto del Mondo, pubblicato da Ciesse Edizioni nella collana Silver.

Un frammento dalla bella e articolata intervista:

Per ben due volte sei stato finalista al Premio Urania. Cosa ha significato e quali emozioni ti ha regalato l’aver sfiorato un simile traguardo?

Io sono cresciuto a pane e fantascienza. Per me, rappresenta un modo per pregare, o per avvicinarmi a Dio, o per interrogarmi sulla vita e sul mondo. Chi siamo, cosa siamo, dove andiamo, da dove veniamo. Potranno sembrare discorsi superati, ma non credo che ci sia qualcuno che li abbia dimenticati, o messi da parte. Sono le eterne domande che, secondo la mia modesta opinione, non smetteremo mai di porci, perché portano alla meraviglia e a un respiro arioso quasi adrenalinico.

D-Doomsday recensito da Il Flauto di Pan

CatturaIl Flauto di Pan, blog letterario dedicato alla narrativa fantastica in tutte le sue accezioni, recensisce l’antologia di racconti (post) apocalittici D-Doomsday.

Un estratto dalla recensione:

Una raccolta di racconti scorrevole e interessante che si presenta come una carrellata di cartoline su un panorama post-apocalittico e in decadenza. Le penne degli scrittori si sono prodigate nel graffiare sulle pagine parole angoscianti e inquietanti.

Varie sono le ipotesi avanzate dagli artefici di queste storie, qualcuno immagina la fine del mondo come l’inizio di una nuova era all’insegna del buio e dell’addio alla corrente elettrica, un salto nel passato che inquieta e paralizza una società che, purtroppo, non può più fare a meno di cavi e telefoni. Qualcun altro invece si lascia coinvolgere dalla fantascienza e propone scenari che ricordano quelli dei più famosi “Io sono legenda” e “Io robot”, altri ancora danno sfogo alla propria vena horror lasciando passseggiare per le strade delle città orde di zombie affamati.

Intervista a Rita Carla Francesca Monticelli

Rita Carla Francesca Monticelli

L’universo del libro digitale si articola su più fronti: oltre all’editoria tradizionale, che talvolta sembra arrancare nel passaggio dal cartaceo al digitale, un ambito da non sottovalutare è quello degli autori indie, ossia indipendenti e autoprodotti. Si tratta di una tipologia che specialmente all’estero gode di una certa attenzione da parte del pubblico e, talvolta, anche degli agenti letterari che non di rado si trovano a fare scouting proprio nelle Top Ten degli ebook indie più venduti. Nel nostro paese una delle autrici più attive nel settore è Rita Carla Francesca Monticelli, autrice, traduttrice scientifica e web copywriter freelance. L’ho raggiunta via Web per rivolgerle qualche domanda.

Come mai la scelta, per molti versi coraggiosa, dell’autoproduzione?

Ciao Luigi, prima di tutto grazie per l’ospitalità nel tuo blog! 🙂

Ho iniziato a pensare seriamente di pubblicare i miei scritti solo pochi anni fa (nel 2009). A quell’epoca ero nel bel mezzo della prima stesura del mio primo romanzo di fantascienza originale (prima nell’ambito della narrativa avevo scritto delle fan-fiction). Ero ben lontana dalla fine, ma iniziavo a guardarmi intorno. E così presi a studiare un po’ la situazione (grigia) dell’editoria in Italia, per capire in che modo potessi approdarci. Allora l’unica vera possibilità di autoproduzione nel nostro Paese era il print-on-demand, visto che con gli ebook eravamo ancora agli albori. Ammetto che l’idea mi stuzzicava, in quanto per indole amo l’indipendenza, mi piace l’idea di poter gestire ogni aspetto della realizzazione del mio lavoro (non a caso sono una lavoratrice autonoma), ma allo stesso tempo ero ben consapevole dei limiti del print-on-demand, primo fra tutti i prezzi proibitivi dei libri di autori oggettivamente sconosciuti, se paragonati, per esempio, a quelli dei bestseller reperibili persino in edicola. In un Paese in cui si legge poco, mi sembrava qualcosa di abbastanza campato per aria. Poi è capitato, non ricordo come, che sono venuta a conoscenza di Kindle Direct Publishing di Amazon. Sto parlando della seconda metà del 2010, quando aveva appena iniziato ad affacciarsi in Italia (o lo stava per fare) e ovviamente di KDP non c’era neppure l’ombra. L’ho conosciuto tramite vari blogger anglofoni, che avevano intrapreso con ottimi risultati la via del self-publishing digitale. A quel punto mi si è aperto un mondo. Ho passato un intero anno a studiarlo nei minimi dettagli e a cercare di capirne le potenzialità. E più lo conoscevo più mi rendevo conto che poteva essere la scelta giusta per me. Più o meno nello stesso periodo il Kindle e KDP arrivavano in Italia. Così ho deciso che valeva la pena provarci.

Alla fine del 2011 ho completato quel “famoso” romanzo e l’ho bellamente messo da parte. Pochi giorni dopo, nel gennaio 2012, ho iniziato a lavorare a “Deserto rosso”, che ha visto la luce con il suo primo episodio il 7 giugno 2012, preceduto però a marzo da un altro ebook, pubblicato solo in forma gratuita su Smashwords, Kobo e iTunes, col quale avevo fatto un po’ le prove generali. Quindi diciamo che da una parte questa scelta è stata facilitata da un certo tempismo degli eventi. Probabilmente, se mi fossi trovata nella stessa situazione qualche anno prima, come tutti avrei provato a rivolgermi all’editoria tradizionale, proprio perché non vi era una vera alternativa. Ma, ti dico la verità, l’avrei fatto con poca convinzione. Al di là della poca fiducia nei confronti di gran parte dell’editoria tradizionale, ciò che mi avrebbe trattenuto sarebbe stato il poco controllo sul risultato finale, in particolare in relazione alle tempistiche lunghe che la caratterizzano. In questo senso la possibilità di accedere al self-publishing digitale mi ha dato la spinta necessaria per mettermi in gioco. C’è anche da dire che l’avvento di Amazon KDP ha avuto un’influenza positiva sulla mia produttività. Basti pensare che quest’anno ho scritto già lo stesso tanto dei tre precedenti messi insieme. Questo perché ho la certezza di scrivere per pubblicare, prima o poi, cosa che non esisteva prima.

Che tipo di riscontri hai avuto finora dalle tue pubblicazioni?

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