Ho la piacevole sensazione che la lettura di La notte che uccisi Jimi Morrison, volume di recente pubblicato da Dunwich Edizioni, abbia solleticato la penna graffiante del buon Giuseppe Iannozzi.
Lo scatenato scrittore ha infatti pubblicato sul suo blog un racconto che ha per protagonista un certo Elvis, nelle inaspettate vesti di un agente FBI. L’avventura immaginata dall’autore, narrata come sempre con piglio ironico e verve irresistibile, può sembrare incredibile, eppure lo spunto iniziale è assolutamente reale, come testimoniato dalla fotografia che potete ammirare in apertura.
A volte dissacrare può voler dire amare, non se ne abbiano a male i tanti fan del grande Elvis…
(image copyright: The Guardian)
Caro Luigi, sarei un ipocrita se non ammettessi che ho scritto il racconto anche perché stuzzicato dalla lettura del vostro (tuo e di Mirko Giacchetti) ottimo lavoro “La notte che uccisi Jim Morrison”. E’ stata una gran bella intervista, ricordi?
E’ storia il fatto che Elvis teneva con sé una raccolta ben fornita di tessere e che fu ricevuto sul serio da Nixon. L’allora presidente, alla fine, stremato, lo ricevette e gli diede il suo bel distintivo. Fece di Elvis un agente onorario, con il solo fine di ottenere più voti e consensi. Tre anni dopo, scoppiò lo scandalo Watergate. A consigliare di fare Elvis un agente fu Egil Krogh, braccio destro di Nixon, anche lui coinvolto nello scandalo Watergate. Elvis, in ogni caso, dopo aver ricevuto il distintivo, qualche volta provò a fermare qualcuno, ma sempre dando corso a un nulla di fatto. Vero è anche che odiava le Pantere Nere, gli studenti in genere, gli hippie, i Beatles soprattutto, e chiunque potesse esser sospettato di parteggiare per il comunismo anziché per l’America. I problemi intestinali di Elvis, anche questi purtroppo sono veri e sono stati la causa della sua morte, almeno a detta del suo medico personale, George C. Nichopoulos, o Dr. Nick. Il dottore, nel suo libro “The King and Dr. Nick”, evidenzia che Elvis è morto sì a seguito di un infarto, ma causato da un grave problema intestinale. Vero è anche che Elvis sapeva scrivere sì, ma per lui affrontare una pagina vuota era una tortura infernale. Lo dimostrano le sue lettere, tutte sgrammaticate.
Omaggiare Elvis con un racconto a pieno titolo horror non mi sarebbe stato possibile, tanto più che c’è già l’ottimo “Scommessa a Menphis” di Mirko Giacchetti. Ed allora ho preso spunto da fatto reale, non troppo conosciuto dal grande pubblico, per proporre un Elvis inedito. E come hai ben sottolineato, sono graffiante e ironico: infatti Elvis soffriva di una grave forma di stitichezza, altro che scariche diarroiche. Anche se avesse visto il diavolo, be’, non se la sarebbe fatta sotto.
E’ il mio omaggio a un uomo, a un artista che ha cambiato il modo di fare Rock and Roll e che ha imposto la sua presenza scenica sul palco anche quando non era in forma.
Grazie infinite, caro Luigi. Come sempre la tua presentazione è inappellabile.