Addio a Steve Ditko, artista geniale

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L’ammetto. Quando, parecchi anni fa, i miei occhi voraci di bambino si perdevano nei disegni bizzarri del compianto Steve Ditko, ne rimanevo turbato, stranito. Forse perché nello stesso arco di tempo – i primi anni ’70, ossia un’eternità fa – assumevo dosi massicce di fumetti realizzati da Jack Kirby, John Buscema, Gene Colan, John Romita, Gil Kane e così via.

Altri tempi, si dirà. Indubbiamente. Ben altra Marvel, creata all’epoca da veri giganti della narrativa a fumetti. Certo, l’arte meravigliosa, stralunata e un poco caricaturale dello Spider-Man (a proposito, amici di Repubblica, possibile che vi ostiniate ancora a scrivere “Spiderman”, ossia senza trattino?) di quei primi anni ’60, del primo Doctor Strange – ma anche di Hulk e Iron Man – era distante anni luce dal gigantismo di un Kirby o dalla perfezione formale degli altri grandi maestri appena ricordati. Eppure non potevo che restare stregato dall’incredibile magia di quelle immagini, che riviste oggi conservano intatta tutta la loro qualità.

Col tempo ho compreso appieno la grandezza di Ditko, il cui fascino è stato accresciuto ai miei occhi dall’alone di mistero che circondava la sua vita privata, davvero per certi versi il Salinger dei fumetti, come in molti l’hanno definito. Anche se, a differenza del grande scrittore, Ditko ha continuato fino all’ultimo a creare storie, personaggi, sempre all’insegna della bizzarria e del non convenzionale.
Addio, Steve. Magari continuerai a creare le tue folli storie in compagnia dei tuoi colleghi d’un tempo.

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