Aprire gli occhi sulla sorveglianza di massa: Snowden

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Consiglio di recuperare – se non l’avete già visto al cinema – un film uscito qualche tempo fa: Snowden, diretto da quel mostro sacro che risponde al nome di Oliver Stone, regista dalle forti idee politiche, come ampiamente dimostrato lungo gran parte della sua fortunata carriera.

Il film ha per protagonista un efficace Joseph Gordon-Levitt nel non facile ruolo di Edward Snowden, informatico ex dipendente della CIA. Com’è noto, Snowden rivelò informazioni segrete governative su programmi di intelligence, tra cui il micidiale programma di intercettazioni telefoniche, devastante per proporzioni e pervasività.

Lo sappiamo, a volte i film di Stone possono risultare eccessivi, perfino manichei nella loro granitica impostazione. Ma almeno un merito dobbiamo riconoscergli, oltre ovviamente a saper realizzare opere avvincenti e girate con mostruosa padronanza tecnica: quella di inviare messaggi chiari e immediati allo spettatore.

Nel caso di Snowden, il regista intende metterci in guardia sulla nostra costante esposizione alla sorveglianza di massa, dalla quale purtroppo non abbiamo grandi possibilità di difenderci. Neanche cancellando, come pure dovremmo fare, i nostri account social: è sufficiente utilizzare un cellulare, neanche uno smartphone, per essere “tracciati” inesorabilmente e infallibilmente.

Renzo Piano: La responsabilità dell’architetto

RenzoPiano_LaresposnabilitadellarchitettoMai come in questi ultimi anni si è parlato e si continua a parlare di architettura, urbanistica, sicurezza delle costruzioni e design.

Com’è ormai arcinoto a tutti, il nostro è un paese devastato dal dissesto idrogeologico e dal malaffare. Quest’ultimo in particolare ha provocato danni irreversibili al territorio e alle stesse vite di chi si è trovato o si trova a vivere in zone “a rischio” (definizione questa che purtroppo di addice a troppe zone del nostro Paese).

Di questo e di altri temi non meno importanti si parla nell’interessante saggio-intervista realizzato da Renzo Cassigoli La responsabilità dell’architetto. Per chi volesse farsene un’idea appena più approfondita, potete leggerne la recensione qui.

Lo strano caso dello studio in verde

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È uscito oggi nella collana Delos Crime di Delos Digital Lo strano caso dello studio in verde, romanzo breve firmato dalla ormai collaudata ditta Alexia Bianchini – Luigi Milani.

La trama in breve:

Daniele Bizzarri, tormentato scrittore di bestseller con gravi trascorsi di droga e alcolismo, dopo essere miracolosamente scampato ai fatti narrati nel romanzo breve Il libro maledetto (Odissea Digital, 2018) si trova coinvolto suo malgrado nelle indagini sulla morte del suo psichiatra, il professor Caledon. Per uno strano scherzo del destino l’artista rivestirà il ruolo del Dottor Watson, celebre aiutante del grande Sherlock Holmes, in un crescendo di mistero e tensione che lo condurranno di nuovo in territori da lui purtroppo già battuti. Quelli dell’orrore e della follia.

L’opera è disponibile sulle principali piattaforme digitali, a partire naturalmente da quella dell’editore, Delos, che gli autori ringraziano vieppiù.

Ringo Starr: What’s my name

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Può un artista alla soglia degli ottant’anni – in questo caso un musicista tra i più famosi di sempre – mantenere intatti la propria carica creativa e l’entusiasmo di vivere come ha sempre fatto sin qui?

Se si tratta di Ringo Starr, mitico batterista dei Beatles, la risposta è scontata e non può che essere affermativa. Basta ascoltare le prime note del suo nuovo album, What’s My Name, per rendersene conto: musica suonata con gusto, allegria e intensità.

Oltretutto, sia la voce che la batteria del Nostro non mostrano segno alcuno di stanchezza, ed è un vero piacere riascoltare la ritmica precisa e implacabile di Ringo, supporto imprescindibile per le melodie ma anche per i brani più rock dei Fab Four.

Il sound non è affatto vintage o datato: pop rock di alto livello suonato con personaggi del calibro di Joe Walsh, Steve Lukather e… Paul McCarney! Esatto, avete letto bene: l’altro Beatle superstite suona il basso in un brano inedito di John Lennon, Grow old with me, e il risultato è pura magia.

Art Faces

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Vi segnalo una mostra molto interessante, allestita con cura sopraffina nei vasti spazi espositivi dell’Art Forum Würth Capena, dopo esser stata presentata per la prima volta nel 2003 alla Kunsthalle Würth di Schwäbisch Hall.

Si tratta di “Art Faces. Ritratti d’artista nella Collezione Würth”. La collezione di “Art Faces” nasce dall’opera del fotografo svizzero François Meyer che, mosso dalla curiosità nei confronti della persona artefice dell’opera d’arte, avvia l’ambizioso progetto di realizzare una collezione di fotografie di ritratti d’artista.

Meyer inizia a raccogliere le sue opere nel 1975, mentre lavora come fotografo per il mondo dell’arte e collabora con riviste come L’Oeil, Conossaince des Arts, Architectural Digest e Elle Decor.

Da sottolineare che Meyer non realizza scatti improvvisati o sul momento, ma composizioni frutto di approfondite riflessioni. Nei suoi ritratti riesce a instaurare, attraverso l’obbiettivo, un rapporto tra il mondo della fotografia e quello dell’arte, rappresentando attraverso le sue foto la scena artistica degli anni Settanta come un caleidoscopio dello Zeitgeist.

All’inizio i ritratti sono 80, tra cui quelli di Sonia Delaunay, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Wilfredo Lam, Richard Serra, Tom Wesselmann e altri artisti famosi. Il progetto viene dimenticato in un cassetto fino al 1998, quando, insieme alla moglie, Meyer decide di ampliare la raccolta acquistando i ritratti di altri fotografi.

Non solo. Spesso, accanto al ritratto dell’artista la mostra presenta opere realizzate da quest’ultimo, così da poter avere subito un primo contatto visivo con la sua arte. Raramente accade di visitare una mostra, per di più a ingresso gratuito, così articolata e curata.

Non perdetela, se abitate nel Lazio o capitate dalle parti della Capitale.

 

 

Addio ad Antonello Falqui

EJe1zxaWwAE3hk1È scomparso ieri, alla veneranda età di 94 anni, il grande Antonello Falqui.

Chi era Falqui? In una parola potremmo dire che è stato “la televisione”: uomo colto e ironico, ma ben consapevole dei propri mezzi, è stato regista televisivo di riferimento dai tempi del Musichiere (1957) fino alla fine degli anni ’80.

Grande innovatore e dotato di grandissimo fiuto artistico, ha fatto conoscere al grande pubblico e valorizzato artisti del calibro di Mina, Lucio Battisti, Alberto LupoWalter Chiari, Oreste Lionello, la coppia Paolo PanelliBice Valori, Franca Valeri, le inossidabili gemelle Kessler, Johnny Dorelli, Raimondo Vianello, l’indimenticabile Quartetto Cetra, Ornella Vanoni, Gigi Proietti

Affermare che Falqui ha inventato e definito il genere del varietà televisivo non è un’iperbole, basti pensare a programmi memorabili come Studio Uno, Milleluci, Fatti e fattacci, Al Paradise.

Un altro pezzo di quell’Italia d’altri tempi sì, ma di grandissimo valore, che scompare e purtroppo non viene rimpiazzata dall’avvento di nuovi talenti. Oltretutto il varietà è ormai scomparso dagli schermi televisivi, e le nuove generazioni non hanno la più pallida idea di cosa sia stato.

Concludo questo breve post con una citazione tratta da un’intervista al grande regista:

Cosa manca alla tv di oggi? La cura. Anni fa prendevi un personaggio e lo curavi nei dettagli, oggi l’eleganza è ignorata. Si parla tanto di cultura, ma la cultura è un modo di fare le cose”

The Doors: The Soft Parade

DoorsDi recente è uscita la nuova edizione, quella del cinquantennale, dell’album The Soft Parade dei Doors.

Il disco, il quarto prodotto dal mitico gruppo, uscito nel luglio del 1969, nonostante abbia riscosso all’epoca un buon successo – conteneva tra l’altro la celebre hit Touch Me – non è annoverato tra i più riusciti della band.

Né del resto, come sapete, nutro anch’io grande simpatia per questo genere di operazioni: la continua ripubblicazione, col pretesto delle successive rimasterizzazioni, di dischi vecchi.

Eppure stavolta l’operazione non è priva d’interesse: oltre a un nuovo missaggio che evidenzia la voce del grande Jim Morrison, è possibile ascoltare i brani nella versione “Doors only”, ossia privati dei bizzarri arrangiamenti per archi e ottone (!) che conferivano un’aria un po’ surreale al disco.

Per toccare con mano, ascoltate ad esempio proprio la nuova versione di Touch me. Rispetto a quella che abbiamo ascoltato per anni è davvero tutta un’altra cosa: al posto dei fiati e degli archi, francamente un po’ pacchiani, risuonano le tastiere cesellanti di Ray Manzarek e un nuovo assolo del chitarrista Robby Krieger. Il risultato finale è che finalmente si riascoltano i “veri” Doors!

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Un’analoga operazione, forse lo ricorderete, fu compiuta anni fa da “Sir” Paul McCartney quando si occupò della pubblicazione dello storico album Let it Be, scarnificato all’originaria purezza sonora, senza gli arrangiamenti, a volte ridondanti del pur geniale Phil Spector. Il risultato fu Let it be… Naked, che  in quel caso aggiunse in effetti molto all’opera originale.

Si può discutere sulla necessità e sulla correttezza di fondo di tali operazioni, ma almeno in questi due casi le ritengo valide. Oltretutto, la mia passione per il Re Lucertola è tale da non consentirmi di ignorare le notizie che lo riguardano…

XII trofeo la centuria e la zona morta

XII Edizione del Trofeo Letterario Fantasy La Centuria, La Zona Morta e Associazione A' Campanassa di Savona 2019- 2020È partita la XII Edizione del Trofeo Letterario La Centuria e La Zona Morta per racconti fantasy con la collaborazione dell’Associazione “A Campanassa” di Savona e della manifestazione “Savona International Model Show 2020”.

L’Associazione Culturale “La Centuria” e il sito “La Zona Morta” gestiranno le varie fasi dell’iniziativa e selezioneranno, tra gli scritti pervenuti, i racconti finalisti, i quali saranno poi valutati da una Giuria di qualità costituita da scrittori quali Davide Longoni, Donato Altomare, Filippo Radogna, Giovanni Mongini, Alessio Banini, Anna Giraldo ed Emanuele Manco, oltre a esperti appassionati del settore dell’Associazione “La Centuria”, dalla Prof.ssa BOTTINELLI Simonetta dell’Associazione “A Campanassa” e da autori di giochi.

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Franco Battiato: Torneremo ancora

BattiaFa uno strano effetto ascoltare quello che a tutti gli effetti potrebbe essere l’ultimo – nel senso, ahinoi, di definitivo – album di Franco Battiato, Torneremo ancora.

15 brani, di cui 14 registrati dal vivo con la sontuosa Royal Philharmonic Orchestra e uno, quello che dà il titolo all’album, inciso in studio (poco più di una demo, sia pure orchestrata e arrangiata a posteriori).

Un effetto strano, dicevo, perché non si può ascoltare il disco senza ignorare il periodo difficile che sta vivendo Battiato: si è colti da un senso di malinconia a tratti struggente, nel risentire la voce, già a tratti esitante e affaticata del grande musicista.

Né è di conforto la visione del clip promozionale diffuso in occasione dell’uscita del disco, che mostra l’artista stanco e provato, quasi smarrito. L’intento forse era quello di mostrarlo al lavoro con la sua amatissima musica, ma le immagini,  quasi impudiche, al contrario finiscono per rattristare e turbare lo spettatore.

Mi è tornato in mente il video, per certi versi analogo, di Headlong, brano dei Queen tratto dall’album Innuendo, che mostra un Freddie Mercury smagrito recitare la consueta parte della rockstar sfrontata e impetuosa. Quando vidi l’immagine di Freddie in studio di registrazione ricordo che ne rimasi molto turbato: mi sembrò di cogliere i segni della malattia su quei lineamenti resi quasi iconici da tanti videoclip di successo. E ancora la notizia della malattia non era trapelata.

Nonostante ciò, alla fine Torneremo ancora risulta un buon lavoro, quasi spiazzante nella sua paradossalmente scarna solennità. E se anche dovesse scrivere la parola fine alla vasta discografia del Maestro, posso affermare senza problemi che non sfigura affatto accanto agli altri lavori pubblicati in precedenza.

E chissà che non torni ancora anche lui, Franco Battiato: vulcanico, poliedrico e provocatorio come l’abbiamo sempre conosciuto e apprezzato.

Addio a Fred Bongusto

FredÈ scomparso all’età di 84 anni il grande Fred Bongusto. Ai più giovani forse questo nome non dirà molto, ma le sue canzoni e la sua voce, dal timbro caldo e suadente, hanno lasciato un segno indelebile nella musica degli anni ’60 e ’70.

Brani come Una rotonda sul mare, Tre settimane da raccontare, La mia estate con teBalliamo hanno accompagnato la mia infanzia. Ricordo l’ironia e l’eleganza di questo grande crooner, spesso presente sugli schermi in bianco e nero della televisione di una volta, nei cosiddetti programmi di varietà.

Tra l’altro, forse non tutti sanno che un giovanissimo Zucchero ha fatto negli anni ’70 da apripista ai concerti di Bongusto: in un’occasione, tardando ad entrare in scena Fred, lo rimpiazzò per lo spazio di una canzone, imitandolo alla perfezione proprio nella sua celeberrima Una rotonda sul mare. Fred, racconta Zucchero, lo rimbrottò scherzosamente, per “averci preso troppo gusto”…

Addio, Fred. Le tue canzoni non ci lasceranno, come il tuo ricordo.