Sul blog magazine Graphomania è apparsa una recensione de Lo strano caso dello studio in verde, nuovo romanzo breve firmato da Alexia Bianchini e dal sottoscritto LM.
Per nostra fortuna è positiva. Potete leggerla qui.
il blog di luigi milani
Sul blog magazine Graphomania è apparsa una recensione de Lo strano caso dello studio in verde, nuovo romanzo breve firmato da Alexia Bianchini e dal sottoscritto LM.
Per nostra fortuna è positiva. Potete leggerla qui.
Come iniziare bene il nuovo anno, nonostante le pessime notizie provenienti dall’Iran?
Oltre che confidando in un purtroppo improbabile impeachment per quella vera e propria scheggia impazzita che risponde al nome di Donald Trump, abbandonandosi fiduciosi alla lettura di un buon libro.
Potete attingere qualche suggerimento dalla rubrica che ospita i consigli di lettura del blog magazine Graphomania.
Questo mese la lista riporta i titoli di alcuni libri molto particolari, forse inaspettati ma in definitiva belli da leggere.
Se c’è un giornalista preparato sulle vicende e le tendenze artistiche, soprattutto musicali, che hanno caratterizzato gli anni ’60 e ’70, ebbene questi è senz’altro il vulcanico Ernesto Assante.
La mostra da lui curata all’Auditorium di Roma rievoca con leggerezza ma anche grande acume e agilità gli anni della controcultura e della rivoluzione giovanile. Si parte dalla celeberrima Beat Generation degli anni ’50 di Jack Kerouak fino agli eventi epocali, appunto, del 1969 (l’allunaggio, il concerto-fiume di Woodstock, la terribile strage di Bel Air, il canto del cigno dei “Fab Four” Beatles…).
Si possono ammirare, attinti dalle collezioni del buon Ernesto, libri, giornali, poster, dischi, biglietti di concerti, memorabilia e foto d’epoca dell’archivio di Getty Images. Non si può non rimpiangere la creatività scatenata di quegli anni, quando ogni poster promozionale, locandina di concerto e copertina di disco costituiva un unicum di rara bellezza.
La mostra è aperta sino a lunedì 6 gennaio, quindi se avete la possibilità di visitarla affrettatevi: ne vale la pena, credetemi.