Vi segnalo la recente pubblicazione per i tipi di Graphe.it di un saggio breve ma assai sfizioso per gli amanti dei libri: Breve storia del segnalibro, di Massimo Gatta, bibliotecario e studioso di editoria.
Cosa usate per tenere il segno, quando momentaneamente interrompete la lettura di un libro?
Avete mai prestato davvero attenzione a quell’oggetto (biglietto del tram, fiore essiccato, laccetto di seta…) che vi permette di ritrovare il punto in cui vi eravate fermati?
Fra il segnalibro d’emergenza (come la classica e vituperata “orecchia”) e quelli pregiati, pensati come elementi da collezione, passa un mondo che non merita soltanto curiosità classificatoria, ma una considerazione che non è troppo definire filosofica: proprio con questo termine, infatti, l’autore – esperto degli aspetti paratestuali del libro – descrive il segnalibro come «un elemento filosofico prima ancora che materiale».
Oltre alla puntualità della prospettiva storica, un ricco apparato di note e una nutrita bibliografia rendono questo saggio limpido e prezioso, mai pedante e tra i rarissimi contributi dedicati all’argomento.
Dulcis in fundo, il volumetto regala… un segnalibro!