Cinquant’anni fa, il 28 gennaio 1972, moriva Dino Buzzati. Alcuni, e tra questi temo solo qualche irriducibile e non più giovane cinefilo, lo conoscono, o meglio l’hanno sentito nominare per via del film Il deserto dei Tartari, efficace trasposizione cinematografica, realizzata da Valerio Zurlini nel 1976 di un suo celebre romanzo. Inutile dire che ne raccomando la lettura, per la qualità della scrittura, le atmosfere e l’attualità del messaggio.

Ma è triste che oggi Buzzati sia pressoché dimenticato o comunque poco conosciuto dai lettori. Eppure è stato uno dei più grandi narratori del secolo scorso, attraversando con grande abilità e passione vari linguaggi espressivi, pittura e fumetto compresi.
La sua produzione è stata vastissima, ma un buon modo per accostarsi all’opera di Buzzati potrebbe essere la lettura de Il colombre e altri cinquanta racconti, un’antologia che restituisce bene temi e atmosfere ricorrenti nella narrativa di quello che non a torto fu definito “il Kafka italiano”.