Libri da leggere ad aprile

Come ogni mese, torna la nostra rubrica dei libri consigliati. Stavolta si parla perlopiù di musica. Come saprete, quest’anno il grande Lucio Battisti avrebbe compiuto ottant’anni anni e, com’è giusto, la sua figura viene ampiamente ricordata dalla stampa specializzata (ma esiste ancora, poi?), in TV e sul Web.

Al riguardo, consiglio caldamente l’ascolto soprattutto del secondo periodo di Battisti, quello caratterizzato dal sodalizio col funambolico poeta e paroliere Pasquale Panella. A partire dalla metà degli anni ’80, L. B. compone musica dai suoni scintillanti, con melodie a volte ipnotiche, altre volutamente dissimulate sotto arrangiamenti dominati dall’elettronica e da suoni sintetici, sempre di grande bellezza.

Bene ha fatto allora il sempre preparato e ironico Ernesto Assante a dedicare un libro alla biografia “pubblica” di quel personaggio schivo e sfuggente – almeno a partire dalla metà degli anni ’70 – che è stato Battisti, appunto.

Tornando alla rubrica, si parla anche dei rischi dell’idolatria della tecnologia, da qualcuno equiparata al rapporto fede – religione. Ma in generale ci sono insomma bei libri da leggere, e allora buona lettura, cari amici!

Dino Buzzati

Cinquant’anni fa, il 28 gennaio 1972, moriva Dino Buzzati. Alcuni, e tra questi temo solo qualche irriducibile e non più giovane cinefilo,  lo conoscono, o meglio l’hanno sentito nominare per via del film Il deserto dei Tartari, efficace trasposizione cinematografica, realizzata da Valerio Zurlini nel 1976 di un suo celebre romanzo. Inutile dire che ne raccomando la lettura, per la qualità della scrittura, le atmosfere e l’attualità del messaggio.

Un’immagine dal film Il deserto dei Tartari (1976)

Ma è triste che oggi Buzzati sia pressoché dimenticato o comunque poco conosciuto dai lettori. Eppure è stato uno dei più grandi narratori del secolo scorso, attraversando con grande abilità e passione vari linguaggi espressivi, pittura e fumetto compresi.

La sua produzione è stata vastissima, ma un buon modo per accostarsi all’opera di Buzzati potrebbe essere la lettura de Il colombre e altri cinquanta racconti, un’antologia che restituisce bene temi e atmosfere ricorrenti nella narrativa di quello che non a torto fu definito “il Kafka italiano”.

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Paul Simon, 80!

Paul Simon, un artista per il quale l’aggettivo “grande” può risultare perfino riduttivo, ha appena compiuto ottant’anni, il 13 ottobre.

Ufficialmente ha dato l’addio alle scene nel 2018, ma nel luglio 2021 si è esibito in The Homecoming Concert, il maxi concerto-evento di Central Park organizzato per festeggiare l’uscita dal Covid.

La sua carriera è stata lunga e costellata di grandi successi, fin dai tempi gloriosi e ormai lontani del duo Simon & Grafunkel: basti pensare a brani immortali come Sound of Silence, Bridge over Troubled Water, Mrs. Robinson o l’album per certi versi quasi di rottura Graceland.

Pochi anni fa recensivo così quello che a tutt’oggi risulta essere il suo penultimo, eccellente album, Stranger to Stranger.

Luglio 2001, il G8 del terrore

Vent’anni fa, dal 19 al 22 luglio 2001, i leader dei paesi più industrializzati del mondo si incontrarono a Genova.

Accadde di tutto: scontri, violenze, soprusi perpetrati da chi doveva garantire al contrario il pacifico svolgimento degli incontri, istituzionali e non.

I fatti di quei terribili giorni m’ispirarono qualche tempo dopo la scrittura di un romanzo, Ci sono stati dei disordini

La trama in breve:

Luglio 2001. Una donna, un uomo. Lo scenario è il caos del G8 di Genova, dove accadde di tutto, fatti che non si possono dimenticare. Ci sono stati dei disordini è romanzo che segue alcune delle vite che sono state toccate, cambiate, stravolte da circostanze ancora oggi avvolte da una coltre di oscurità; i personaggi sono fittizi, ma possono tranquillamente rappresentare le migliaia di persone che si ritrovarono, loro malgrado, coinvolte in un incubo senza precedenti.

Speravamo che i crimini commessi in quei giorni non si sarebbero più ripetuti.

Purtroppo però i recenti, gravissimi abusi commessi in un carcere italiano (e forse anche in altre strutture carcerarie, sono in corso delle inchieste) hanno disilluso quelle speranze.

Fukushima

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Dieci anni fa, l’11 marzo 2011, un devastante terremoto-tsunami travolse il Nordest del Giappone scatenando il ben noto, immane disastro alla centrale nucleare di Fukushima: esplosero i reattori, fu liberata radioattività nell’ambiente circostante, vennero evacuate quasi 200.000 persone. 

Ancora oggi, a distanza di un decennio, la situazione resta grave. I tempi per lo smantellamento degli impianti e il risanamento della vasta zona di terra e mare coinvolta si prospettano purtroppo molto lunghi.

Quei tragici eventi m’indussero all’epoca a partecipare a una raccolta benefica, Scrittori per il Giappone, cui contribuii con un mio breve racconto SF, Una telefonata dal futuro.

1969. L’anno della controcultura: parole, musica e immagini

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Se c’è un giornalista preparato sulle vicende e le tendenze artistiche, soprattutto musicali, che hanno caratterizzato gli anni ’60 e ’70, ebbene questi è senz’altro il vulcanico Ernesto Assante.

La mostra da lui curata all’Auditorium di Roma rievoca con leggerezza ma anche grande acume e agilità gli anni della controcultura e della rivoluzione giovanile. Si parte dalla celeberrima Beat Generation degli anni ’50 di Jack Kerouak fino agli eventi epocali, appunto, del 1969 (l’allunaggio, il concerto-fiume di Woodstock, la terribile strage di Bel Air, il canto del cigno dei “Fab Four” Beatles…).

Si possono ammirare, attinti dalle collezioni del buon Ernesto, libri, giornali, poster, dischi, biglietti di concerti, memorabilia e foto d’epoca dell’archivio di Getty Images. Non si può non rimpiangere la creatività scatenata di quegli anni, quando ogni poster promozionale, locandina di concerto e copertina di disco costituiva un unicum di rara bellezza.

La mostra è aperta sino a lunedì 6 gennaio, quindi se avete la possibilità di visitarla affrettatevi: ne vale la pena, credetemi.

Cinquant’anni di Internet

Cinquant’anni fa nasceva Internet. Eppure quell’avvenimento passò inosservato, come spesso accade a molti eventi epocali.

Ma, risonanza o meno, la successiva diffusione planetaria di Internet e, in un secondo tempo, del Web e poi degli infausti social network (l’orrido Facebook su tutti), ha cambiato per sempre le nostre esistenze.
Nel bene e nel male, ovviamente.

Luisa Zambrotta rievoca molto bene quell’esperimento di mezzo secolo fa e allora “ribloggo” il suo post.

words and music and stories

Lo and behold  “Lo and Behold” (film)

At 10:30 p.m. on 29 October 1969 (just a few months after Neil Armstrong had taken the first steps on the moon) a 21-year old UCLA student, named Charley Kline, took the phone, called the computer lab at Stanford, and under the supervision of UCLA computer science professor Leonard Kleinrock, managed to send the first message over an Internet connection.

At the other end was Bill Duvall, and they were working on the forerunner of the internet, called the ARPANET (Advanced Research Agency Network), an experimental network of four computers commissioned by the U.S. government and located at UCLA, Stanford Research Institute, UC Santa Barbara, and the University of Utah.

He tried to type in “LOGIN,” but the computers crashed after the first two letters.
Hence, the literal first message over the ARPANET was “lo”. About an hour later, having recovered from the crash, Kline was…

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Peter Fonda, libero per sempre

Il destino a volte sembra fare le sue mosse seguendo un suo implacabile orologio, sincronizzando eventi, persone e situazioni in modi affascinanti, ma anche, come in questo caso, tristi.

Ricorre in questi giorni l’anniversario dei cinquant’anni dal celebre Festival di Woodstock, già ricordato in un mio precedente post. Ebbene, proprio ieri è giunta la notizia della morte, a 79 anni, di Peter Fonda.

Fonda, figlio della leggenda di Hollywood Henry Fonda, fratello minore di Jane Fonda e padre di Bridget Fonda, è stato una vera e propria icona della contro cultura USA (e non solo) della fine degli anni Sessanta. L’immagine immortale di Peter Fonda sulla Harley-Davidson con i colori della bandiera americana è scolpita nell’immaginario collettivo di tutti noi.

Altra – chiamiamola così – coincidenza, il film uscì in sala il 14 luglio sempre di quel memorabile 1969. Segnalo in proposito che la pellicola, appena restaurata, tornerà nelle sale italiane dal 9 settembre e in anteprima dal 31 agosto al Cinema Lumière di Bologna.

Woodstock, 15 luglio 1969

Cinquant’anni fa si teneva il mitico Festival di Woodstock, il più grande happening rock mai realizzato.

Tre giorni, dal 15 al 18 agosto 1969, che videro forse il canto del cigno degli ideali di “peace, love and music”, dei cosiddetti figli dei fiori, del movimento Hippie. Utopie affascinanti, certo, ma destinate purtroppo ad appannarsi negli anni successivi.

La lista degli artisti che parteciparono all’evento è lunga e importante. Qualche nome: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Carlos Santana

Ma al di là della musica, pur eccezionale, suonata in quei giorni, resta il ricordo di una folla sterminata di giovani uniti da una comune passione, il Rock, e dalle chimere dell’amore, della pace e della libertà universali. Sia pure immersi con festosa noncuranza nel fango della distesa posta di fronte al palco.

Dopo Woodstock il mondo della musica e il rapporto stesso artista – spettatore cambieranno definitivamente. Le leggi dello show business prevarranno e nulla sarà più come prima.

Apocalisse sulla Luna!

MMMF4010ISBN_0Cinquant’anni fa, il 20 luglio 1969, alle 22.17, il primo uomo metteva piede sulla superficie lunare. Da buon fumettofilo – o “fumettaro”, fate voi – mi piace ricordare l’evento con un fumetto, realizzato all’epoca da quello che considero il team più qualitativo di tutti i tempi, Jack Kirby (storia e disegni), Stan Lee (dialoghi) e Joe Sinnott, rifinitore e inchiostratore stellare.

Mi riferisco a un albo, il n. 98, dei Fantastici Quattro, ideato prima dell’allunaggio, ma distribuito poi nella primavera dell’anno seguente per le ben note, dilatate, tempistiche editoriali americane.

“King” Kirby, qui all’apice della sua arte, impreziosito dalle chine certosine di Joe Sinnott (link) e Stan “The Man” Lee immaginavano un complotto ordito dai Kree per mandare a monte la missione lunare.

Naturalmente i F.Q. intervenivano prontamente e sventavano la minaccia. Siamo lontani anni luce dal caos produttivo e dalla qualità a dir poco altalenante della Marvel di oggi, succube com’è dello strapotere del cosiddetto MCU, ossia del versante cinematografico della Casa delle Idee.

Com’è noto, l’acquisizione di quest’ultima da parte della sempre più vorace Disney sta compiendo poi ulteriori danni, conferendo un taglio sempre più infantile e semplicistico alle storie dell’universo Marvel. Per non parlare dell’asservimento più becero (e comunque asservito a logiche commerciali) al politically correct dilagante oltreoceano, a causa del quale vengono stravolti in modo ridicolo e offensivo per il lettore sesso, etnia e caratteristiche di personaggi storici.

Questo sul versante creativo e artistico. Ma c’è di più, purtroppo: non mancano conseguenze sul piano pratico, dell’occupazione.  La recente acquisizione della Fox provocherà migliaia di licenziamenti nelle due compagnie – si parla di una cifra prossima alle 7.500 unità – e si colgono già i primi effetti anche nel nostro Paese. Come riporta infatti la testata MilanoToday:

Disney licenzia a Milano. La società americana ha annunciato una riduzione del personale: nelle scorse ore ha comunicato ai sindacati di categoria il licenziamento di 61 persone nella sede di Milano di via Ferrante Aporti in cui attualmente lavorano 206 dipendenti. Nello specifico rischiano il posto 48 impiegati e 13 dirigenti dell’azienda, tutti prevalentemente impegnati nel marketing e nella vendita dei diritti di immagine, come reso noto da Slc-Cgil.