Luglio 2001, il G8 del terrore

Vent’anni fa, dal 19 al 22 luglio 2001, i leader dei paesi più industrializzati del mondo si incontrarono a Genova.

Accadde di tutto: scontri, violenze, soprusi perpetrati da chi doveva garantire al contrario il pacifico svolgimento degli incontri, istituzionali e non.

I fatti di quei terribili giorni m’ispirarono qualche tempo dopo la scrittura di un romanzo, Ci sono stati dei disordini

La trama in breve:

Luglio 2001. Una donna, un uomo. Lo scenario è il caos del G8 di Genova, dove accadde di tutto, fatti che non si possono dimenticare. Ci sono stati dei disordini è romanzo che segue alcune delle vite che sono state toccate, cambiate, stravolte da circostanze ancora oggi avvolte da una coltre di oscurità; i personaggi sono fittizi, ma possono tranquillamente rappresentare le migliaia di persone che si ritrovarono, loro malgrado, coinvolte in un incubo senza precedenti.

Speravamo che i crimini commessi in quei giorni non si sarebbero più ripetuti.

Purtroppo però i recenti, gravissimi abusi commessi in un carcere italiano (e forse anche in altre strutture carcerarie, sono in corso delle inchieste) hanno disilluso quelle speranze.

Piazza Fontana: I colpevoli

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Antonella Beccaria, giornalista e scrittrice di provata bravura e competenza, è autrice di un libro importante, Piazza Fontana: I colpevoli, pubblicato da PaperFirst e disponibile da qualche giorno in edicola con Il Fatto Quotidiano (e anche in eBook), che cerca di far luce su una delle peggiori stragi che abbiano mai segnato il nostro Paese, quella di Piazza Fontana.

Questa la scheda dell’opera:

È vero che della strage di Piazza Fontana non si sa nulla e mai si potrà sapere qualcosa? No. È falso.
È una leggenda. A cinquant’anni dal massacro del 12 dicembre 1969 che cambiò la storia d’Italia e inaugurò la stagione della strategia della tensione, è possibile raccontare una storia conosciuta per buona parte.
È una storia fatta di sigle neofasciste, a iniziare da Ordine Nuovo, e di servizi segreti italiani e atlantici che, nella migliore delle ipotesi, sapevano quanto stava per accadere e non mossero un dito.
Si aggiunsero i depistaggi, che hanno un nome e un cognome. Ma è anche la storia di uomini dello Stato che, in cinque decenni, non si sono arresi e hanno continuato a lottare per dare giustizia alle vittime e restituire dignità alle istituzioni della Repubblica.

No Life in Serbia

Jasmina Tesanovic, nota attivista, film maker e giornalista serba, fornisce sul suo blog la sua lettura del terribile episodio di cronaca nera che ha sconvolto la Serbia pochi giorni fa, quando un uomo di 60 anni, Milorad Veljovic, ha sterminato 13 persone, abitanti a Velika Ivanca, non lontano da Belgrado.

Virtual Vita Nuova

In English, in French
He woke at five in the morning with a gun in his hand. There is no life for us anymore, he said.

Then this man, sixty years old, an exemplary father and husband, “a hard and diligent worker, a citizen”, shot his son. He shot his sleepy and dumbfounded wife, who had scarcely understood his last declaration.

He continued his armed assault by opening the doors of the neighboring homes of his close relations. He shot them in their heads as they slept. All in all, he shot thirteen victims, including his mother and a child of two.

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32 anni fa, la strage di Bologna

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Trentadue anni fa, una delle stragi più gravi della storia del nostro Paese, perpetrata per giunta a distanza di poco tempo da un’altra, altrettanto grave e tuttora irrisolta, Ustica.
Il mio personale ricordo, la testimonianza di prima mano della zia di un mio compagno di giochi di allora e la visita compiuta con i miei genitori alla fine di quello stesso mese di agosto alla stazione mutilata. Un’immagine quasi surreale, indelebile.

Il ritorno di Nicola Verde: La sconosciuta del lago

È da poco felicemente approdato in libreria il nuovo libro di Nicola Verde, La sconosciuta del lago. L’editore è Hobby & Work. Si tratta del quarto romanzo del bravo scrittore romano. La trama in breve: una vicenda dagli aspetti torbidi e inquietanti, ambientata a Roma e dintorni nel 1955 e che trae origine da un fatto di cronaca (rigorosamente nera) accaduto realmente proprio quell’anno, passato tristemente alla storia come “la decapitata di Castelgandolfo”.

Il commissario incaricato di risolvere il mistero della morte è decisamente un eroe negativo: complessato e dominato dai pregiudizi, è per di più sessualmente represso – tra l’altro la sessualità è elemento chiave dell’intera vicenda – afflitto da un soprannome dispregiativo: “Mezzacanna“, affibbiatogli non si sa da chi né perché.

La vittima non è da meno, dal momento che anche lei ha la sua storia “storta” da raccontare, come fa lei stessa, in un ardito paradosso letterario. Non solo: anche chi le è stato vicino racconterà quella storia: dal patrigno alla madre, alla sorella, alle sue amiche.

Ognuno però con la sua parte di verità e di menzogna. Perché, come recita il risvolto di copertina, questo è un romanzo dalle molte menzogne e dalle poche verità. Nessuno è esente da colpe, ciascuno ha il suo lato oscuro di cui vergognarsi e da nascondere. Proprio come spesso capita nella realtà.

L’osceno spettacolo della morte

Scriveva un paio di giorni fa Massimo Gramellini su La Stampa:

Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme – sia essa Gesù o Gheddafi – degradano chi li compie a un rango subumano.

Come dargli torto? Per non parlare della continua, ossessiva riproposizione dei vari video – e non passa giorno che non ne spuntino purtroppo di inediti – che mostrano il dittatore morente nelle mani dei rivoltosi.

La morbosità “paga” in tivù, lo sappiamo. Ma è davvero ora di porre fine a questo genere orrendo di… spettacolo, se così si può definire l’ostentazione della morte violenta.

La Corte d’Appello condanna, il Governo assolve

Leggo su La Stampa di oggi che Il Governo avrebbe “assolto” i funzionari di polizia responsabili, secondo la Corte d’Appello di Genova, della «macelleria messicana» avvenuta la notte tra il 20 e il 21 giugno del 2001 nella scuola Diaz: «Hanno e continueranno ad avere la piena fiducia» del Viminale e dunque «rimarranno al loro posto».

Come a dire che le inaudite violenze furono perpetrate per iniziativa esclusiva degli agenti, che dunque avrebbero agito di loro iniziativa. Come direbbe Montalbano: “Crediamoci.”

D’altro canto, lo stesso Camilleri ha espresso tutto il suo disagio proprio proprio sulle pagine di un libro della celebre serie del commissario, Il Giro di boa.

Peccato solo che la reazione governativa non sia fiction, ma deprecabile realtà.

Resta l’amarezza per una vicenda che ricorda i giorni peggiori della dittatura cilena.

In due si uccide meglio

Una gustosa anteprima da Edizioni XII: dall’8 febbraio 2010 la collana Mezzanotte si arricchirà del nuovo titolo di Giuseppe Pastore e Stefano Valbonesi.

In due si uccide meglio, di Giuseppe Pastore e Stefano Valbonesi, compie un viaggio in un fenomeno particolare, quanto poco approfondito del mondo del crimine.

Storie di persone che uccidono, che lo fanno in due, e che dalla condivisione dell’esperienza traggono maggior eccitazione e sicurezza. Una serie di coppie di mostri, dalla folle Operazione Miranda di Leonard Lake e Charles Ng alle centinaia di uccisioni di Henry Lee Lucas e Ottis Toole, alla coppia italiana “Ludwig” e tante altre, esaminate in ricchi capitoli narrativi di lettura scorrevole, affiancati da lucidi approfondimenti teorici.

Il libro, completato dalla prefazione del criminologo Ruben De Luca e dalla copertina realizzata da Diramazioni, sarà disponibile in libreria dall’8 Febbraio 2010, ma è già in preordine sull’e-shop di Edizioni XII.

Per ulteriori informazioni si vedano la scheda libro e l’annuncio ufficiale.

12 dicembre 1969: strage di Piazza Fontana

Sabato 12 dicembre, alle ore 11, presso lo Spazio MilanoNera:

per non dimenticare Piazza Fontana:

Simone Sarasso, Alan D. Altieri, Valeria Palumbo, Antonella Beccaria, Simona Mammano, Adele Marini e Angelo Marenzana.

Sette voci per raccontare e ricordare la strage del 12 dicembre di quarant’anni fa.

Letture di Sergio Scorzillo e Valeria Palumbo.

Giornata internazionale per le vittime della tortura

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Il 26 giugno è stata la Giornata internazionale per le vittime della tortura proclamata dall’Onu. Dalle nostre parti ha un sapore un po’ esotico: quando se ne parla, anche in ambienti istituzionali, sembra si parli di concetti astratti. Certo, Guantanamo e Abu Grahib ci hanno dato qualche brivido, ma – come ebbe a dire un alto magistrato qualche anno fa – la tortura da noi non è prevista, e dunque è un problema che riguarda quei Paesi che la prescrivono.

Leggete allora questa testimonianza di abusi, raccolta da Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri (difensore civico per l’associazione Antigone)

(segue)