Consiglio di recuperare, per chi non l’avesse visto, un film uscito un paio d’anni fa, The Circle. Ben interpretato da Tom Hanks e Emma Watson, diretto con buon ritmo dal compianto James Ponsoldt, è tratto dall’omonimo romanzo SF di Dave Eggers del 2013.
Dettagli sul film a parte, è il messaggio contenuto nel film a essere importante, visto che denuncia con grande efficacia i gravi pericoli insiti nel meccanismo stesso dei social network.
L’annullamento della privacy compiuto anche in nome di presunti benefici sociali, la manipolazione politica e sociale, lo sfruttamento commerciale più bieco dei dati personali (la merce, com’è noto, siamo noi) sono fenomeni sotto gli occhi di tutti noi, eppure l’utilizzo dei social continua a dilagare.
Facebook, a dire il vero, sta accusando il colpo, dopo i ripetuti, inaccettabili scandali che hanno visto protagonista la tentacolare creatura di Zuckerberg, e molti utenti si stanno cancellando dalla sciagurata piattaforma. Speriamo che il loro gesto sia imitato in gran numero.
Di questi e altri, non meno rilevanti, problemi parla tra l’altro da anni Jaron Lanier, vero e proprio eretico digitale. In questo periodo The Circle è disponibile anche sulla piattaforma e sulla relativa app di RaiPlay.
Che i social stiano avvelenando le esistenze di molti di noi credo sia un fatto innegabile. Condizionano i nostri comportamenti, ci trasformano in soggetti passivi da sfruttare per meri fini commerciali o, peggio, per manipolare le nostre idee e convinzioni politiche.
Pensate ad esempio allo scandalo Cambridge Analytica, che ha ulteriormente danneggiato l’immagine – e le quotazioni in Borsa – del tentacolare Facebook, o all’ondata costante di fake news propinate quotidianamente sulla medesima piattaforma per fini commmerciali o criminali. Ma gli esempi negativi sono innumerevoli, e davvero c’è da aver paura dello strapotere dei social network.
Il provvedimento più saggio da adottare sarebbe cancellare i nostri account social. Subito, senza rimpianti né esitazioni. È quanto raccomanda anche Jaron Lanier, un personaggio eccentrico ma geniale, pioniere della realtà virtuale e autentico guru delle complesse problematiche legate all’abuso delle moderne tecnologie.
Il suo ultimo libro è un pamphlet prezioso, da leggere – anzi, se possibile studiare – attentamente. Il titolo dice tutto: Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social. Ne parlo più diffusamente qui.
Insomma, martedì scorso l’audizione di Mark Zuckerberg (CEO di Facebook, per quei pochi che ancora non lo sapessero) davanti alla Commissione per l’energia e il commercio del Senato degli Stati Uniti in merito allo scandalo Cambridge Analytica e alla poco limpida – per usare un eufemismo – gestione dei dati dei vari miliardi di utenti Facebook nel mondo è andata così così.
Le domande di alcuni senatori – non esattamente dei giovincelli, diciamocelo – sono parse in alcuni casi confuse e troppo arzigogolate. Hanno dato l’impressione di conoscere poco i meccanismi che governano i social e le varie app.
Ma anche le risposte di Zuck, che pure da un iniziale imbarazzo si è via via sciolto, non hanno brillato: Z. si è prodotto in scuse ripetute, ripetendo tra l’altro che FB non può essere considerato a suo avviso un editore, ma la sostanza non cambia.
Facebook si conferma per quello che è: un Moloch pericoloso, sfuggito più o meno consapevolmente di mano ai suoi stessi creatori, che vive divorando i nostri dati personali per farne merce preziosa. La sua apparente gratuità consiste proprio in questo, nel monetizzare i dati dei suoi iscritti. La merce in altre parole siamo noi.
Ieri poi Zuckerberg ha subito il fuoco di fila della Commissione dell’energia e del commercio della Camera dei Rappresentanti, e gli è andata anche peggio, producendosi in risposte vaghe o, direi, inquietanti.