Il Silenzio, di Don DeLillo

“Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta guerra mondiale si combatterà con pietre e bastoni”

(Albert Einstein)


Molti artisti, col progredire della propria arte – e dell’età, ovviamente – mettono in atto, più o meno consapevolmente, una sorta di rarefazione del proprio stile.

Questo processo, che, per citare il maestro Franco Battiato, potremmo anche definire di ricerca dell’essenza, si manifesta in campo pittorico, fotografico, musicale e ovviamente anche letterario.

Si pensi ad esempio agli ultimi libri di Don DeLillo, a mio avviso il più grande scrittore contemporaneo. Dopo il romanzo monstre Underworld di fine anni ‘90, i romanzi successivi sono tutti caratterizzati dalla brevità. È un dato di fatto.

Ma i temi e i ragionamenti espressi in queste opere non sono meno pregnanti che in passato, e lo stile è sempre quello del grande scrittore: lapidario e cristallino, ove necessario forbito ma mai pedante o, peggio, noioso.

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Edison – L’uomo che illuminò il mondo

Film molto interessante, Edison – L’uomo che illuminò il mondo. Presentato al Toronto International Film Festival ben due anni fa, è stato distribuito solo lo scorso luglio nel nostro Paese per le ben note vicende “post maccartiste” legate al triste caso Weinstein.

Diretto con buon ritmo e con grande attenzione al lato spettacolare da Alfonso Gomez-Rejon, ha per protagonisti un convincente, sempre più lanciato Benedict Cumberbatch nel ruolo del tormentato genio Edison, Michael Shannon, efficace, grazie a una recitazione tutta giocata su toni sommessi, nel ruolo del rivale Westinghouse, e Nicholas Hoult nei panni del non meno geniale, ma assai sfortunato, Nikola Tesla.

Segnalo inoltre che nel cast comprare anche, in un ruolo non secondario, il simpatico Tom “Spider-Man” Holland.

Il film è a mio avviso ben riuscito. Non cade nella facile tentazione della rappresentazione manichea della lotta tra il presunto “buono” Edison e l’imprenditore, più spregiudicato e navigato, e per questo certo meno amabile, Westinghouse.

Entrambi i personaggi, oggettivamente non facili, vengono rappresentati in maniera convincente, mostrando grandezze e miserie, aspirazioni e contraddizioni dei due colossi, veri e propri padri della modernità.

Locandina film

La nostra invenzione finale?

JBarrata_LanostrainvenzionefinaleIl punto interrogativo l’ho aggiunto io, visto che il titolo del saggio scritto da James Barrat si propone di incutere timore da subito.

Proprio così: JB, documentarista (ma anche scrittore e regista) di fama, ha voluto, attraverso le fitte pagine del suo saggio, mettere in guardia noi poveri umani dal pericolo soverchiante dell’avvento dell’intelligenza artificiale (IA).

Lo fa adducendo molte argomentazioni, avendo intervistato nel corso degli anni molti esperti nel pionieristico campo dell’IA e delle nuove tecnologie in genere. Lo scenario che dipinge JB ricorda molto lo spaventoso futuro di Terminator.

Personalmente dissento con forza dalle tesi, invariabilmente negative, esposte dall’autore. Oltretutto, pur mostrando di aver studiato a fondo la materia, il saggio non propone soluzioni particolari, salvo agitare lo spauracchio di un’umanità destinata certamente a soccombere davanti allo strapotere dell’IA.

Per chi volesse approfondire, ne scrivo più diffusamente qui.

It’s Showtime, Apple dall’hardware ai servizi

Si può essere o meno utenti (o fan) dei prodotti Apple, ma – simpatie e preferenze a parte – merita di essere segnalato questo video promozionale, realizzato dalla Casa di Cupertino in occasione dell’evento che si è tenuto pochi giorni fa.

Gli annunci hanno riguardato, come largamente anticipato dai soliti bene informati,i nuovi servizi offerti dalla Mela Morsicata, tra i quali ha fatto particolarmente parlare di sé Apple TV+, il servizio di streaming video. D’altro canto è innegabile ormai la tendenza al progressivo, inarrestabile abbandono della TV generalista da parte degli spettatori – un trend che, nel mio piccolo, vado descrivendo da molti anni.

Non solo: l’enorme disponibilità accumulata nelle casse di Apple durante gli anni caratterizzati dall’avvento e dal successo planetario dell’iPhone e dell’iPad devono trovare sbocco in altri ambiti, lo reclamano a gran voce gli azionisti di Apple, con buona pace dei nostalgici del passato.

Ora i numeri stellari prodotti dai dispositivi mobili – non solo della Mela, intendiamoci: anche Samsung  risente dell’offensiva cinese, concorrenziale perchè molto più a buon mercato – stanno cominciando a ridimensionarsi e quindi dev’essere parso inevitabile al buon Tim Cook cominciare a trasformare Apple da “semplice” produttore hardware a fornitore di servizi. Un processo a ben vedere intrapreso già anni fa con l’introduzione di Apple Music, il servizio di musica in streaming.

Certo, la competizione con colossi del calibro di Netflix e Amazon sarà a dir poco dura e l’esito non è affatto scontato: sarà il mercato, come sempre, a dettare legge.

Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social

Jaron LanierChe i social stiano avvelenando le esistenze di molti di noi credo sia un fatto innegabile. Condizionano i nostri comportamenti, ci trasformano in soggetti passivi da sfruttare per meri fini commerciali o, peggio, per manipolare le nostre idee e convinzioni politiche.

Pensate ad esempio allo scandalo Cambridge Analytica, che ha ulteriormente danneggiato l’immagine – e le quotazioni in Borsa – del tentacolare Facebook, o all’ondata costante di fake news propinate quotidianamente sulla medesima piattaforma per fini commmerciali o criminali. Ma gli esempi negativi sono innumerevoli, e davvero c’è da aver paura dello strapotere dei social network.

Il provvedimento più saggio da adottare sarebbe cancellare i nostri account social. Subito, senza rimpianti né esitazioni. È quanto raccomanda anche Jaron Lanier, un personaggio eccentrico ma geniale, pioniere della realtà virtuale e autentico guru delle complesse problematiche legate all’abuso delle moderne tecnologie.

Il suo ultimo libro è un pamphlet prezioso, da leggere – anzi, se possibile studiare – attentamente. Il titolo dice tutto: Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social. Ne parlo più diffusamente qui.

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L’eBook, questo sconosciuto

iOS

Il nostro, si sa, è un paese che non ama molto la lettura, anzi la percentuale di lettori continua ahinoi a diminuire, anno dopo anno. Resiste, come il classico fortino assediato dagli indiani nei western di una volta, il manipolo dei cosiddetti lettori forti. Ma certo non dobbiamo illuderci che questi irriducibili possano da soli sostenere le traballanti sorti dell’editoria…

E sì che nel corso degli anni le possibilità di leggere un libro sono andate aumentando, grazie anche all’avvento dei libri in formato digitale, gli eBook. Questi possono essere letti, oltre che sugli appositi lettori come i vari Kindle,  Kobo, ecc., anche sui nostri inseparabili smartphone, tablet, iPod Touch… insomma, davvero non avremmo quasi più scuse per non dedicare qualche minuto del nostro tempo alla lettura!

Per chi ne sapesse poco, di recente ho realizzato una breve guida alla lettura degli eBook sulle principali piattaforme mobili, ossia iOS e Android. A questo link potete leggere, se vi va, la puntata dedicata alle principali app disponibili per l’OS di Apple, quello che per intenderci sovrintende al funzionamento di iPhone e iPad.

Comunque, digitale o cartaceo, l’invito è sempre lo stesso: cerchiamo soprattutto di leggere, cari amici! E magari stacchiamo anche la spina dai vari social, almeno per qualche giorno. Ne trarranno grande giovamento il nostro umore, la nostra salute fisica e il nostro equilibrio mentale.

Zuckerberg conferma la pericolosità di Facebook

Zuckerberg congresso
(© Win McNamee/Getty Images)

Insomma, martedì scorso l’audizione di Mark Zuckerberg (CEO di Facebook, per quei pochi che ancora non lo sapessero) davanti alla Commissione per l’energia e il commercio del Senato degli Stati Uniti in merito allo scandalo Cambridge Analytica e alla poco limpida – per usare un eufemismo – gestione dei dati dei vari miliardi di utenti Facebook nel mondo è andata così così.

Le domande di alcuni senatori – non esattamente dei giovincelli, diciamocelo – sono parse in alcuni casi confuse e troppo arzigogolate. Hanno dato l’impressione di conoscere poco i meccanismi che governano i social e le varie app.
Ma anche le risposte di Zuck, che pure da un iniziale imbarazzo si è via via sciolto, non hanno brillato: Z. si è prodotto in scuse ripetute, ripetendo tra l’altro che FB non può essere considerato a suo avviso un editore, ma la sostanza non cambia.

Facebook si conferma per quello che è: un Moloch pericoloso, sfuggito più o meno consapevolmente di mano ai suoi stessi creatori, che vive divorando i nostri dati personali per farne merce preziosa. La sua apparente gratuità consiste proprio in questo, nel monetizzare i dati dei suoi iscritti. La merce in altre parole siamo noi.

Ieri poi Zuckerberg ha subito il fuoco di fila della Commissione dell’energia e del commercio della Camera dei Rappresentanti, e gli è andata anche peggio, producendosi in risposte vaghe o, direi, inquietanti.

Insieme, ma soli

Già qualche anno fa un ispirato Vasco Rossi salmodiava Siamo soli. Aveva ragione da vendere, anche se il grande cantautore di Zocca alludeva più al male di vivere in generale, che non alla solitudine scaturente dall’abuso dei nuovi media.

Che un approccio sbagliato alle moderne tecnologie di comunicazione possa renderci a volte schiavi, consegnandoci a nuove forme di alienazione, è ormai infatti una triste e assodata realtà.

Di questi e altri temi non meno importanti parla diffusamente Sherry Turkle in Insieme ma soli, un saggio frutto di un lungo lavoro di ricerca e riflessione compiuto nell’arco di diversi decenni.

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