Primi risarcimenti per i fatti di Abu Ghraib

ManetteLa Engility Holdings Inc., un’impresa di contractor, ossia una compagnia militare privata americana, la cui sussidiaria era accusata di coinvolgimento nella tortura dei prigionieri ad Abu Ghraib, ha versato oltre 5 milioni di dollari a titolo di risarcimento a un gruppo di 71 ex detenuti rinchiusi tra il famigerato carcere a Baghdad e altri luoghi di detenzione sotto il controllo USA in Iraq.

È la prima concreta vittoria conseguita in tribunale da ex prigionieri iracheni ed è prevedibile che farà giurisprudenza, aprendo dunque le porte a nuovi ricorsi.

I fatti accaduti in quei giorni mi hanno ispirato, qualche tempo fa, la scrittura di questo racconto, pubblicato su Thriller Magazine.

Sul Romanzo recensisce Memorie a perdere

Un buon rimedio contro il logorio post-vacanze: una recensione nuova di zecca del mio libro Memorie a perdere, scritta con grande acume da Alessia Mocci di Sul Romanzo.

Un piccolo estratto:

Le tematiche utilizzate dall’autore sono estremamente variegate, infatti si passa dalla guerra e contestazione etica del potere degli Stati Uniti (“Abu Ghraib”) all’ultimo giorno di lavoro di due uomini della stessa età che casualmente si incontrano (“Ultimo giorno di lavoro”), dalla partita del Bayern Monaco contro la Dinamo Tbilisi (“Novantesimo”) ad un fatidico incidente rientrando ubriachi a casa (“A pochi minuti da casa”), da una storia d’amore ormai terminata (“Se ti scrivo”) ad un gruppo di ragazzi e ragazze che si rovinano la vita (“Senza freni”). Ed ancora troviamo nella silloge una donna che in un centro commerciale ruba un mascara (“Discrezionalità”), una figlia che ricerca il rapporto con il padre (“Figlia”), la storia di un quadro che si muove la notte (“Quadro”), un ristoratore che intavola discorsi fittizi sulle sue immaginate avventure per rendere interessati i suoi clienti (“Van Damme”), un gruppo di militari che nasconde le sbornie del loro superiore (“Quella notte sull’altana”), un’amicizia che non riesce ad affermarsi come tale (“Rilassati!”), un programma televisivo un po’ particolare (“Real TV”).

L’orrore di Abu Ghraib nelle “Memorie a perdere” di Luigi Milani

abu-ghraib-torture

Da l’inkontro.info:

I media australiani hanno di recente diffuso nuovo materiale fotografico relativo alle inumane detenzioni dei detenuti iracheni nel carcere lager di Abu Ghraib. Si tratta in realtà di una documentazione che poco aggiunge al già angosciante campionario di atrocità cui militari americani irresponsabili e criminali sottoposero prigionieri inermi, martirizzandoli secondo modalità e procedure autorizzate, se non apertamente auspicate, dall’allora presidente USA George Bush e dal suo vice Dick Cheney. […]

[…] Ed è appunto nella prigione di Abu Ghraib che è ambientato l’omonimo racconto di Luigi Milani, autore di una raccolta di storie intitolata “Memorie a perdere – Racconti di ordinaria allucinazione”, in uscita in questi giorni per i tipi delle Edizioni Akkuaria. L’autore, giornalista freelance con all’attivo collaborazioni con PeaceReporter, PeaceLink e Osservatorio sui Balcani, ha raccolto nel volume storie che spaziano dalla denuncia politica – la già citata Abu Ghraib, ad esempio – al grottesco, come nel caso di “Real TV”, che ipotizza i possibili esiti estremi di certa televisione spazzatura, al sociale, come in “Senza Freni”, angosciante spaccato di alienazione giovanile.

Il booktrailer del libro


Giornata internazionale per le vittime della tortura

carcere

Il 26 giugno è stata la Giornata internazionale per le vittime della tortura proclamata dall’Onu. Dalle nostre parti ha un sapore un po’ esotico: quando se ne parla, anche in ambienti istituzionali, sembra si parli di concetti astratti. Certo, Guantanamo e Abu Grahib ci hanno dato qualche brivido, ma – come ebbe a dire un alto magistrato qualche anno fa – la tortura da noi non è prevista, e dunque è un problema che riguarda quei Paesi che la prescrivono.

Leggete allora questa testimonianza di abusi, raccolta da Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri (difensore civico per l’associazione Antigone)

(segue)

Memorie a perdere

Esce in questi giorni, per la casa editrice Akkuaria, “Memorie a perdere – Racconti di ordinarie allucinazioni”, una raccolta di racconti che spaziano dalla denuncia politica – è il caso di “Abu Ghraib”, ambientato nella famigerata prigione – al grottesco, come accade in “Real TV”, che mostra i possibili esiti di certa televisione, al sociale, come in “Senza Freni”, angosciante spaccato di alienazione giovanile. Ma il volume contiene anche  storie di uomini e donne qualunque, alle prese con situazioni che, quasi senza che se rendano conto, sfuggono loro di mano, con esiti imprevedibili – non sempre piacevoli, quasi mai consolatori. Quella che segue è la prefazione del libro, scritta da Francesco Costa.

Dove intende portarci la prosa incalzante di Luigi Milani che, imponendoci un ruolo da voyeur, ci invita a spiare nelle vite dei suoi personaggi? Che cosa vuole farci scoprire sul conto di un’umanità trafelata e sofferente, che rincorre chissà cosa senza prendere le dovute precauzioni contro l’imprevisto, contro i tranelli che la vita dissemina ogni giorno sul nostro cammino?

Da quando ha gettato il primo vagito, e talvolta senza saperlo, ognuno di noi sta andando a un appuntamento. Nei tredici racconti di Luigi Milani appaiono personaggi, molto numerosi e delineati con tale cura da sembrare esseri viventi e non creature di carta, che si recano a un appuntamento, che incrociano un evento o un proprio simile, dal quale impareranno qualcosa di nuovo su se stessi.

Uno squarcio improvviso nelle abitudini di ogni giorno li getta in una dimensione che dà loro le vertigini, che suona inconsueta, a volte perfino minacciosa. E se è tragicamente estrema la situazione di Iussuf, sventurato iracheno finito nelle grinfie di militari americani che lo sottopongono a feroci torture (il racconto è Abu Ghraib), è invece tragicamente ordinaria la vita delle figure che dominano gli altri racconti.

Flavia, eroina di Discrezionalità, ha una carriera di cui può esser soddisfatta e rifulge orgogliosa nell’imprevisto confronto con Renata, l’amica che prometteva di diventar chissà chi e si è invece arenata in uno stanco matrimonio, ma le basta rubare un oggetto in un negozio per ritrovarsi in una situazione da incubo.

Nel tenerissimo Figlia, a Claudia è sufficiente irrompere dentro la casa paterna in una sera piovosa per misurare la propria fragilità, e le sconfitte che le fanno desiderare di tornare bambina, ed è un colpo da maestro la conclusiva immagine del padre che appare, trepidante e protettivo, sotto la pioggia.

Nella definizione di questi lavori è un dettaglio non secondario, parlando di uno scrittore di sesso maschile, la capacità di Luigi Milani di descrivere le donne. I suoi personaggi femminili agiscono come se non fossero concepiti da un uomo e vivono di vita propria perché sagacemente illuminati dall’interno. E la prevalente tragicità del tono d’insieme si stempera all’occorrenza in un’ironia non priva di crudeltà, come nel racconto Rilassati!, in cui sfolgora un altro bel personaggio di donna. È l’inafferrabile Carla, da cui il protagonista si fa menare per il naso (e qualcosa ci dice che il gioco di Carla potrebbe funzionare con ciascuno di noi), mentre cova la speranza di invischiarla in una relazione che forse non ci sarà mai.

Smarrimenti improvvisi, latenti inquietudini, un senso di vulnerabilità di fronte all’ignoto, e un paesaggio che, frastornante o silenzioso, si configura spesso come una scena estranea, sottilmente ostile, su cui gli eroi di Luigi Milani muovono i loro passi: ecco da che cosa nasce il palpito che ti prende a leggere questi tredici (e il numero non è causale) viaggi nell’assurdo, di questi tredici sismografi tesi a registrare sotto i nostri piedi i sommovimenti di cui abbiamo paura e che forse ci faranno inciampare di qui a poco.


Dove intende portarci la prosa incalzante di Luigi Milani che, imponendoci un ruolo da voyeur, ci invita a spiare nelle vite dei suoi personaggi? Che cosa vuole farci scoprire sul conto di un’umanità trafelata e sofferente, che rincorre chissà cosa senza prendere le dovute precauzioni contro l’imprevisto, contro i tranelli che la vita dissemina ogni giorno sul nostro cammino?

Da quando ha gettato il primo vagito, e talvolta senza saperlo, ognuno di noi sta andando a un appuntamento. Nei tredici racconti di Luigi Milani appaiono personaggi, molto numerosi e delineati con tale cura da sembrare esseri viventi e non creature di carta, che si recano a un appuntamento, che incrociano un evento o un proprio simile, dal quale impareranno qualcosa di nuovo su se stessi.

Uno squarcio improvviso nelle abitudini di ogni giorno li getta in una dimensione che dà loro le vertigini, che suona inconsueta, a volte perfino minacciosa. E se è tragicamente estrema la situazione di Iussuf, sventurato iracheno finito nelle grinfie di militari americani che lo sottopongono a feroci torture (il racconto è Abu Ghraib), è invece tragicamente ordinaria la vita delle figure che dominano gli altri racconti. Flavia, eroina di Discrezionalità, ha una carriera di cui può esser soddisfatta e rifulge orgogliosa nell’imprevisto confronto con Renata, l’amica che prometteva di diventar chissà chi e si è invece arenata in uno stanco matrimonio, ma le basta rubare un oggetto in un negozio per ritrovarsi in una situazione da incubo.

Nel tenerissimo Figlia, a Claudia è sufficiente irrompere dentro la casa paterna in una sera piovosa per misurare la propria fragilità, e le sconfitte che le fanno desiderare di tornare bambina, ed è un colpo da maestro la conclusiva immagine del padre che appare, trepidante e protettivo, sotto la pioggia.

Nella definizione di questi lavori è un dettaglio non secondario, parlando di uno scrittore di sesso maschile, la capacità di Luigi Milani di descrivere le donne. I suoi personaggi femminili agiscono come se non fossero concepiti da un uomo e vivono di vita propria perché sagacemente illuminati dall’interno. E la prevalente tragicità del tono d’insieme si stempera all’occorrenza in un’ironia non priva di crudeltà, come nel racconto Rilassati!, in cui sfolgora un altro bel personaggio di donna. È l’inafferrabile Carla, da cui il protagonista si fa menare per il naso (e qualcosa ci dice che il gioco di Carla potrebbe funzionare con ciascuno di noi), mentre cova la speranza di invischiarla in una relazione che forse non ci sarà mai.

Smarrimenti improvvisi, latenti inquietudini, un senso di vulnerabilità di fronte all’ignoto, e un paesaggio che, frastornante o silenzioso, si configura spesso come una scena estranea, sottilmente ostile, su cui gli eroi di Luigi Milani muovono i loro passi: ecco da che cosa nasce il palpito che ti prende a leggere questi tredici (e il numero non è causale) viaggi nell’assurdo, di questi tredici sismografi tesi a registrare sotto i nostri piedi i sommovimenti di cui abbiamo paura e che forse ci faranno inciampare di qui a poco.