L’anticristo, Decibel

Negli anni ’70 e ’80 l’uscita di un nuovo disco costituiva per noi appassionati di musica un piccolo evento: una volta acquistato l’ambito LP, lo si apriva con grande cura e ne si ammirava innanzitutto la copertina. Quindi ci si predisponeva all’ascolto, che avveniva se possibile senza fare altro, al fine di gustare al massimo la novità dell’opera.

Oggi, nell’era della musica liquida, dematerializzata – stanno scomparendo anche i compact disc, che ormai vengono comprati sempre meno (e perfino la Sony ormai tiene aperto solo uno stabilimento per produrre i CD in Messico) – le uscite musicali si sovrappongono, e perlopiù passano inosservate. Il che può essere anche un bene, intendiamoci, vista la mole di dischi inutili, finti, di plastica, prodotti in questi ultimi anni.

l-anticristo-decibel-cover-ts1518745483È anche per questo che voglio spendere due parole su un disco uscito qualche mese fa, a mio avviso strepitoso: L’anticristo, dei Decibel. Uscito subito dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, il nuovo lavoro dei ricostituiti Decibel, capitanati sempre dal buon RougeEnrico Ruggeri, sfoggia testi e musica a livelli assolutamente non paragonabili alla media delle produzioni discografiche odierne. Al confronto i pur validi Baustelle sembrano gli Abba…

È un album di solido rock, a tratti punk, con echi salutari di Sex Pistols, Doors, Clash e anche dei nostri Trip (a proposito, il compianto e mostruosamente bravo Joe Vescovi è citato nelle note dell’album precedente, Noblesse Oblige) in certe fughe dal sapore progressive.

I testi, dicevo, sono graffianti e rabbiosi, come nella title track L’anticristo e nella sferzante La banca. I suoni sono compatti, spinti, aggressivi: nostalgici sì, ma anche attuali, quasi senza tempo, come i grandi classici. Insomma vitalissimi. Dunque non aspettatevi molta elettronica, ma tastiere anni ’70 come sintetizzatori, Mellotron, hammond e poi basso, batteria e chitarre potenti e cattive.

Gran bel disco, da ascoltare a ripetizione per disintossicarsi dalla dilagante spazzatura musicale.

 

Noblesse oblige, i Decibel di nuovo on the road

Lo so bene, il Rouge – ossia Enrico Ruggeri – a molti non piace. Vuoi per la voce e il timbro così particolari, vuoi per l’accento marcato – da quando poi, anni fa, l’ha magistralmente imitato il solito Fiorello, il buon R. è messo accora peggio.
Eppure è un rocker vero, punk della prima ora coi Decibel sul finire degli anni ’70 e poi raffinato cantautore e autore specie per le migliori cantanti di casa nostra, Fiorella Mannoia in primis.
In questi ultimi anni poi il Nostro sembra ringalluzzito, a dispetto dell’età, e addirittura si è riunito agli ormai brizzolati – lui i capelli li ha rimossi da tempo – compagni di strada, i Decibel appunto.
L’album che è scaturito da questa inaspettata e assai fruttuosa reunion è l’ottimo Noblesse Oblige. Rock robusto, testi mai banali, energia e ispirazione da vendere. Alla faccia dei capelli grigi, insomma.

Per approfondire

NoblesseObligeDecibel