Nuovi critici musicali: i Vescovi!

Scrive oggi Roberto Cotroneo sull’Unità (e Curzio Maltese su Repubblica gli fa eco):

“[…] Ieri il Servizio di Informazione Religiosa dei Vescovi italiani ha scritto che Sanremo è «un Festival che vuole essere specchio della società italiana ma che è destinato a dare di essa la sua immagine più stereotipata e banale, quella falsa, confezionata ogni giorno dalla tv. Non c’è dubbio che lo spettacolo in qualche modo tenga. Ma le canzoni, quelle no, e soprattutto sul versante dell’originalità».

Ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, ma che i Vescovi si intendano di canzoni, e si mettano a fare i critici musicali è perlomeno curioso. Come è curioso che Sanremo dia un’immagine stereotipata della società italiana, e che questa immagine stereotipata sia «confezionata dalla tv», ma solo quando la tv arriva al Teatro Ariston e porta le conigliette. Mentre quando è la televisione dei grandi fratelli e della spazzatura catodica di tutti i giorni, non ci sono problemi: vescovi e vaticano non si scomodano per niente. Prossimamente chiederanno di far mettere la calzamaglia a ballerine e soubrette come ai tempi delle gemelle Kessler?”

Ma cos’è questa crisi?

Scrive Aldo Grasso sul Corriere:

Paolo Bonolis, presentatore televisivo, e Roberto Benigni, lettore televisivo di Dante, prendono dal Festival di Sanremo una barcata di soldi. C’è anche Maria De Filippi (il suo compenso andrà in beneficenza), corsa tris della scuderia Lucio Presta. Bonolis si difende dicendo che ha lavorato per un anno al Festival come direttore artistico. Insomma, lavora a progetto, è il co.co.co. più ricco d’Italia. Complimenti.