Il giornalismo nell’era di Internet

Quale futuro per il giornalismo nell’era di Internet e dei social network? Tra crolli di vendite dei giornali e modelli economici e informativi da ripensare, di questo e altro si parla con Umberto Lisiero, autore dell’interessante saggio News(paper) Revolution. L’intervista è on line sul blog magazine Graphomania.

Un piccolo estratto:

[…] Ognuno di noi oggi, grazie a uno smartphone, può potenzialmente diventare un reporter. Ciò però non significa automaticamente che non ci sia più bisogno di persone – non necessariamente giornalisti – che poi possano interpretare la realtà che abbiamo immortalato, che ci consentano di comprendere appieno ciò di cui siamo stati testimoni. Sicuramente il citizen journalism ha dimostrato una spinta innovatrice nei confronti del sistema tradizionale ma, a mio modo di vedere, una mediazione di controllo, di verifica, di selezione e valutazione delle notizie non dovrebbe venir meno.

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http://blog.graphe.it/2013/04/10/newspaper-revolution-intervista-allautore-umberto-lisiero#ixzz2Q46flrbD

Le notizie? Le leggo sul Web!

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È avvenuto anche prima di quanto si prevedeva:

Earlier this month, the Pew Research Center for the People & the Press conducted a survey that rendered two obvious conclusions: the Internet has overtaken newspapers as a source of national and international news, and television, led by CNN, continues to serve as the main source.

(continua)

Robert Redford: il rapporto tra giornalismo e politica? Disastroso!

Dice Robert Redford, intervistato da Repubblica:

“[…] In Leoni per agnelli, suo ultimo film, affronta il rapporto tra giornalismo e politica, già al centro di Tutti gli uomini del Presidente”, interpretato nel ’76. Crede che da allora quella relazione sia cambiata?
È peggiorata in modo disastroso. Incalzata e terrorizzata da Internet, la stampa odierna si sente una specie in via d’estinzione, e soffre di panico e disperazione. I grandi gruppi di potere economico stanno avendo la meglio sull’indipendenza dei giornalisti. Dall’epoca gloriosa di Tutti gli uomini del presidente, quando il coraggio di due giornalisti salvò il nostro primo emendamento, cioè la libertà di espressione, si è trasformata drasticamente l’etica del mestiere. E se una volta le notizie principali erano pubblicate all’ inizio e lo sport e l’ intrattenimento alla fine, oggi purtroppo si sbandierano in prima pagina i pettegolezzi sulle star, e i giornalisti non verificano più le informazioni prima di pubblicare una notizia. Conta solo non farsi rubare lo scoop dai concorrenti. Che tristezza. […]”

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