La Storia è davvero maestra di vita?

Interessanti considerazioni, quelle di Aurora Alicino:

Quante volte si guarda con apprensione al futuro, perché rappresenta un’incognita, un’incertezza, qualcosa che non sempre siamo pronti ad affrontare? E ci si rifugia, magari a livello inconscio, nella certezza del passato, in quel che la nostra psiche ha già digerito, sebbene per farlo abbia a suo modo elaborato. A suo modo. Una parziale verità di ciò che è stato e che si fa riparo – illusorio – dalle intemperie della vita.
Nel ricordo, a volte, ancora si soffre, ma è una sofferenza nota, che in un certo senso è capace di consolarci, per il solo fatto che è passata.
Verità parziale: non esiste mai una sola versione dei fatti perché difficilmente siamo soli quando accade qualcosa. E, anche se lo fossimo, quella che viviamo, che percepiamo, sarebbe solo la nostra personale realtà, una delle infinite possibili.
Penso al Tesseract (o ipercubo), che ci mostra quanto la tridimensionalità a cui siamo avvezzi possa essere limitata, aprendo strade a mondi al limite dell’umana comprensione.
Penso al detective Del Spooner (Will Smith in Io, Robot), unico essere umano in grado di concepire la colpevolezza in un robot, al punto da scambiare una gentilezza per un borseggio.
Penso agli Scorpioni, criminali di guerra che alcuni “scambiano” per eroi.
Senza andare a cercare lontano, ogni avvenimento, ogni attimo della nostra vita è condizionato dal nostro giudizio, dalla personale visione dei fatti.
Non a caso, quando una notizia passa di bocca in bocca, finisce per deformarsi, arricchendosi di nuovi particolari e spunti a ogni passaggio.

(segue)