John Lennon, indimenticabile ribelle

La figura di John Lennon, scomparso l’8 dicembre del 1980, rimane a tutt’oggi una figura chiave non solo nella storia del Pop/Rock e per l’arte in genere, ma anche per il ruolo decisivo che John ha rivestito per il movimento pacifista e nella lotta contro le più becere convenzioni sociali.

Del resto anche quando militava nei Beatles è sempre stato considerato l’anima ribelle del gruppo: polemico, provocatorio, graffiante, nel suo ruolo di co-compositore assieme a Paul McCartney della maggior parte dei brani dei Fab Four.

Come non ricordarlo quando nel 1966 affermò, con una buona dose d’ingenuità – alla viglia dell’avvio del tour americano dei Beatles – che i Beatles erano più popolari di Gesù Cristo, scatenando il prevedibile sdegno, anzi il furore dei soliti benpensanti puritani?

Ma gli esempi sono numerosi: dal celebre bed-in di protesta contro la guerra del Vietnam nel 1969 con Joko Ono, alla celebre richiesta sarcastica – punk ante litteram – pronunciata davanti alla Regina d’ Inghilterra:

E voi fate tintinnare i vostri gioielli…

Mi è parso dunque non solo giusto, ma direi quasi inevitabile dedicare la prima puntata del 2021 della consueta rubrica dei libri consigliati a un’ampia carrellata di titoli tutti dedicati al grande John Lennon.

Ringo Starr: What’s my name

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Può un artista alla soglia degli ottant’anni – in questo caso un musicista tra i più famosi di sempre – mantenere intatti la propria carica creativa e l’entusiasmo di vivere come ha sempre fatto sin qui?

Se si tratta di Ringo Starr, mitico batterista dei Beatles, la risposta è scontata e non può che essere affermativa. Basta ascoltare le prime note del suo nuovo album, What’s My Name, per rendersene conto: musica suonata con gusto, allegria e intensità.

Oltretutto, sia la voce che la batteria del Nostro non mostrano segno alcuno di stanchezza, ed è un vero piacere riascoltare la ritmica precisa e implacabile di Ringo, supporto imprescindibile per le melodie ma anche per i brani più rock dei Fab Four.

Il sound non è affatto vintage o datato: pop rock di alto livello suonato con personaggi del calibro di Joe Walsh, Steve Lukather e… Paul McCarney! Esatto, avete letto bene: l’altro Beatle superstite suona il basso in un brano inedito di John Lennon, Grow old with me, e il risultato è pura magia.

Addio a Chuck Berry, demiurgo del rock

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È scomparso ieri, alla veneranda età di 90 anni, Chuck Berry. Il suo nome forse non dirà molto alle nuove generazioni, ma non è esagerato affermare che senza la sua musica non esisterebbe il rock.

Il il rock’n roll e il blues come li conosciamo oggi sono in un certo senso nati con lui, oltre che naturalmente con la sensualità e l’energia del primo Elvis Presley. E gruppi come i Rolling Stones di Keith Richards, i Beatles (leggi cosa dice Paul Mccartney in proposito), i Beach Boys e i Doors hanno tutti attinto a piene mani al sound inconfondibile della chitarra di Chuck.

Di Chuck Berry, vero e proprio prototipo della figura della rockstar dalla vita tormentata ma anche, sia pure a fasi alterne, di grandissimo successo, John Lennon aveva detto:

Se volete chiamare il rock in un altro modo chiamatelo Chuck Berry.

Addio, Chuck: continua a suonare i tuoi magici riff lassù, magari assieme al tuo fedele discepolo John.

Quello che potete vedere qui sotto è un raro video che mostra proprio Chuck Berry e John Lennon assieme, in una versione atipica della celeberrima Johny B Good.

last update 25-03-2017

Lo zombi rock di Michael Jackson & C.

In questi giorni non si parla d’altro. Alludo ai numeri legati alle rockstar scomparse, al business dei cari estinti in giacca di pelle, jeans strappati e capelli al vento. A breve uscirà un romanzo che si occupa, tra l’altro, proprio di questo aspetto, l’avvilente sfruttamento commerciale di artisti del recente passato, da Elvis Presley a Michael Jackson, passando per John Lennon e Freddie Mercury.

Il libro in questione è Nessun Futuro, primo romanzo “post grunge” del 2012. Protagonisti: una vee-jay inquieta a caccia di scomode verità, un fotografo che ha inquadrato nel mirino della sua reflex troppe storie e volti per poterli dimenticare, ma soprattutto lui, il fantasma di Phil Summers. Una storia archetipica: la rockstar di successo che scompare nel nulla senza lasciare tracce di sè.

L’esclusione di Morgan da Sanremo, o dell’ipocrisia perbenista

E così Morgan è stato escluso dal Festival di Sanremo in seguito alle dichiarazioni da lui rilasciate nel corso di un’intervista a una nota rivista.

Grande, scontata, manifestazione di ipocrisia e perbenismo. Il tutto ricalca peraltro un copione già visto infinite volte: nei primi anni ’80, ad esempio, in occasione dell’arresto per droga di un certo cantautore di Zocca, tale Vasco Rossi. Una certa stampa – non la cosiddetta opinione pubblica, badate bene – azionò tutti le armi nel tentativo di fare letteralmente a pezzi il “trasgressivo” Vasco, primo tra tutti Nantas Salvalaggio, che già aveva il dente avvelenato col Vasco.

E prima ancora, i ripetuti arresti di personaggi come Mick Jagger & C., e i frequenti fermi in aeroporto per Sir Macca, John Lennon, Billy Idol. O, ai giorni nostri, di George Michael e Pete Doherty. Vero però che all’estero tanta pelosa riprovazione raramente viene manifestata.

A Morgan, uno dei pochi artisti italiani che stimo, la mia personale solidarietà per l’aggressione subita. E dell’esclusione da Sanremo francamente mi sembra possa anzi farne un motivo di vanto.