Sei inquisito? Perfetto, allora ti nomino ministro!

Pierluigi Bersani, a proposito della nomina a Ministro al Decentramento e sussidiarietà di Aldo Brancher, che ieri ha presentato istanza di legittimo impedimento al processo per la vicenda che riguarda la tentata scalata di Antonveneta da parte di Bpi:

Ieri il mondo ha imparato due cose sull’Italia: che la Slovacchia ci ha buttato fuori dai mondiali e che nel nostro paese si fanno ministri per scansare la giustizia. Non so quale appaia più vergognosa, ma credo proprio la seconda»: così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, arrivato a Milano per partecipare al corteo della Cgil, ha commentato la nomina a Ministro al Decentramento e sussidiarietà Aldo Brancher, che ieri ha presentato istanza di legittimo impedimento al processo per la vicenda che riguarda la tentata scalata di Antonveneta da parte di Bpi.

(via l’Unità.it)

Potere al popolo (di S.B.)

Tempo

Al di là del titolo surreale, alla Che Guevara de noantri sfoggiato in prima pagina dal Tempo, sulla vicenda del Lodo Alfano interviene oggi Ezio Mauro, in un suo commento dal titolo La forza della democrazia su Repubblica:

ERA dunque incostituzionale il lodo Alfano, come abbiamo sempre sostenuto, in un Paese dove è saltata l’intercapedine liberale, e l’estremismo del potere viene benedetto da un finto establishment e dai suoi cantori, incapaci di richiamare il rispetto delle regole perché incapaci di ogni responsabilità generale. Ecco dunque il risultato. Il presidente del Consiglio, insofferente dell’autonoma e libera pronuncia di un supremo organo di garanzia, che opera a tutela della Carta fondamentale, dà fuoco alla Civitas e al sistema dei poteri che la regola, travolgendo nelle sue accuse la Corte, la magistratura e persino il capo dello Stato. Un gesto certo di disperazione, ma anche la prova dell’instabilità istituzionale di questo leader che nessuna prova di governo, nessun picchetto d’onore, nessun vertice internazionale è riuscito a trasformare, quindici anni dopo, in uomo di Stato.

Terrorizzato dai suoi giudici, e più ancora dal suo passato, il premier non si è accorto di reagire pubblicamente alla sentenza della Corte come se fosse una condanna. […]