Addio a Pasquale Squitieri, regista scomodo

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Un paio di giorni fa si è diffusa la triste notizia della scomparsa, all’età di 78 anni, di Pasquale Squitieri.

Regista e sceneggiatore tra i più importanti della scena cinematografica italiana, attivo fin dalla fine degli anni ’60, ha firmato film notevoli, a volte discussi. Ricordiamo tra tutti I Guappi, ClarettaIl Prefetto di ferro (quest’ultimo offre forse la migliore interpretazione del bravo ma spesso sottovalutato Giuliano Gemma, scomparso nel 2013).

Oltre alla carriera artistica, Squitieri si era dedicato anche alla politica, e forse proprio a causa di certe sue posizioni il regista non è stato a mio parere adeguatamente ricordato sui media tradizionali. Neanche un film è stato trasmesso, a quanto mi consta, sulle reti televisive nazionali, anche se c’è da dire che l’usanza di omaggiare la scomparsa di un grosso personaggio dello spettacolo sta cadendo in disuso.

Ed è un vero peccato: immemori del passato, rischiamo di minare anche il nostro futuro.

Filippo Facci: caro Roberto Saviano

Filippo Facci fa le pulci al monologo tenuto da Saviano l’altra sera a Vieni via con me, il programma scritto e condotto in coppia con Fabio Fazio su Rai Tre. Argomento, la cosiddetta macchina del fango – ricordate? quella messa in moto l’anno scorso da Vittorio Feltri sul Giornale ai danni dell’allora direttore di Avvenire Dino Boffo, oppure l’altra, tuttora in corso, scatenata contro Fini e il famigerato appartamento in quel di Montecarlo – e Falcone.

Facci osserva, in conclusione della sua lunga puntualizzazione:

Roberto, non potevi citare tutto e tutti, lo so. La tv è maledetta, il tempo è sempre poco: e pensa che tu ne hai avuto come nessuno.  Il problema è che altri nomi, altri personaggi, altre testate, altri presunti e più recenti macchinatori del fango, tu li hai invece pronunciati o fatti intuire con furba chiarezza. Un filo troppa, secondo me.

Inutile dire che l’articolo di F.F. ha scatenato polemiche accesissime.

Se la mafia toglie la parola a un attore e tutti tacciono

Ricevo e volentieri pubblico questo intervento di Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione osservatorio FNSI – Ordine dei Giornalisti sui cronisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza

Com’è che i giornali, tranne rare eccezioni, non parlano di questa storia, dell’attore lodigiano Giulio Cavalli minacciato di morte dalla mafia per aver preso in giro Bernardo Provenzano in alcuni spettacoli in piazza in Sicilia e in Lombardia? Come mai il mondo del teatro non dice una parola su un attore minacciato di morte dalla mafia e da un anno costretto a girare con la scorta armata? Com’é che a Lodi e a Milano, città gelose della propria libertà, i cittadini, i circoli e le istituzioni hanno lasciato correre una cosa così grave? Cosa significa questo silenzio assordante?

Temo che significhi nient’altro che paura e rassegnazione. E’ grave che non si riesca a reagire altrimenti e che tutto ciò, invece di produrre solidarietà, sostegno, protezione collettiva di una voce libera e coraggiosa, produca l’isolamento della vittima di un’ingiustizia. Fatti come questo devono farci riflettere sul punto a cui siamo arrivati, con il condizionamento mafioso, anche nel Nord un tempo tanto orgoglioso di essere immune dagli spregevoli effetti della violenza mafiosa. Anche nel Nord siamo andati molto avanti nel senso dell’acquiescenza e del contagio. Questo silenzio, questa disattenzione può esserci solo perché, purtroppo, molti italiani, (ma soprattutto molti giornalisti, anche del Nord) pensano che in questa storia se c’è uno che ha sbagliato, questi è Giulio Cavalli, il quale, secondo questo modo di pensare e una formula molto usata “se l’è cercata”. Non avrebbe dovuto prendere in giro Bernardo Provenzano, non avrebbe dovuto violare la tacita convenzione del silenzio e dell’autocensura che vige nel nostro libero paese! Che gli costava? La convenzione non scritta, come sappiamo, vale più delle leggi e delle convenzioni universali ed europee dei diritti dell’uomo; stabilisce che un attore, uno scrittore, un giornalista per vivere tranquillo non deve mai comportarsi come Giulio, né come quell’altro matto di Roberto Saviano, né come quei cronisti scriteriati alla Lirio Abbate, Rosaria Capacchione e via elencando… No, chi vuole vivere senza minacce di morte o di altre rappresaglie può farlo  semplicemente attenendosi alla regola di parlar d’altro, di fingere che la mafia e i mafiosi non esistono, e se proprio non può fare a meno di parlare dei boss, dei loro amici corrotti e intrallazisti, deve  parlarne con molto rispetto e senza turbare lo svolgimento dei loro affari. E’ facile, che ci vuole? Ci riescono (quasi) tutti. E’ comodo e fin troppo facile.

Proprio per questo noi ammiriamo chi non ci riesce, e perciò io abbraccio forte Giulio Cavalli, Roberto Saviano e tutti i matti come loro che pagano un caro prezzo per dimostrarci che la regola del quieto vivere si può rifiutare, e che l’autocensura è proprio il contrario della libertà di espressione.

Giulio Cavalli a Gela con Rosario Crocetta

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Lunedì 11 maggio alle ore 18.00 Giulio Cavalli sarà sul palco di piazza Umberto I a Gela per testimoniare la propria vicinanza al sindaco Rosario Crocetta. Alla luce della recente notizia sullo sventato attentato ai danni di Rosario, Giulio Cavalli ha ritenuto importante ribadire il proprio appoggio in una lotta che “artisticamente” è iniziata proprio a Gela due anni fa:

continueremo la nostra battaglia con i mezzi che ci sono propri, sempre in prima linea, contro la vergogna di un’illegalità pavida e  unta che anela ad ingrassarsi sulla pelle di una società civile che ha il dovere di fare “resistenza”. Vi aspettiamo.

Qui l’articolo di Giulio Cavalli scritto per Rosario nel suo blog.

Nuove minacce a Giulio Cavalli

Giulio Cavalli, autore, attore e regista teatrale, ha ricevuto l’ennesima minaccia mafiosa lunedì sera.

Durante le prove del suo spettacolo nel teatro di Tavazzano (Provincia di Lodi), infatti, alcuni sconosciuti hanno imbrattato, il furgone della Compagnia di Cavalli con le scritte “Smettila” con una croce accanto, “Non dimentichiamo” e “Riina Libero” – scritta, quest’ultima, che riprende quelle apparse a Palermo pochi giorni fa.

Non è la prima volta che accade. In aprile Cavalli ha ricevuto una email con minacce di morte e successivamente è stata disegnata una bara sul teatro Nebiolo di Tavazzano, di cui è direttore artistico. Le intimidazioni arrivarono dopo il suo spettacolo “Do ut Des” che ridicolizzava la mafia. A causa di queste e altre minacce da 7 mesi l’attore è sotto programma di protezione anche nelle trasferte per i suoi spettacoli.
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