È tornato sulla scena musicale – dopo un lungo intervallo – il bravissimo Rodolfo Montuoro. L’album del ritorno è Voices, un disco impegnativo e coraggioso che necessita e merita ascolti ripetuti per essere apprezzato appieno.
È scomparso ieri, alla veneranda età di 90 anni, Chuck Berry. Il suo nome forse non dirà molto alle nuove generazioni, ma non è esagerato affermare che senza la sua musica non esisterebbe il rock.
Il il rock’n roll e il blues come li conosciamo oggi sono in un certo senso nati con lui, oltre che naturalmente con la sensualità e l’energia del primo Elvis Presley. E gruppi come i Rolling Stones di Keith Richards, i Beatles (leggi cosa dice Paul Mccartney in proposito), i Beach Boys e i Doors hanno tutti attinto a piene mani al sound inconfondibile della chitarra di Chuck.
Di Chuck Berry, vero e proprio prototipo della figura della rockstar dalla vita tormentata ma anche, sia pure a fasi alterne, di grandissimo successo, John Lennon aveva detto:
Se volete chiamare il rock in un altro modo chiamatelo Chuck Berry.
Addio, Chuck: continua a suonare i tuoi magici riff lassù, magari assieme al tuo fedele discepolo John.
Quello che potete vedere qui sotto è un raro video che mostra proprio Chuck Berry e John Lennon assieme, in una versione atipica della celeberrima Johny B Good.
Anche questo weekend, grazie ad Amazon, potrete munirvi di un eBook gratuitamente.
Si tratta, come i lettori più affezionati ricorderanno, di Vampire Rock, una storia a base di hard rock, studenti universitari temerari e vampire (piuttosto sexy e rigorosamente sanguinarie). Ne abbiamo cianciato più diffusamente in questo post.
Questo il link diretto per acquistare a zero euro l’eBook:
Questo ringraziamento è per voi, amici lettori, che continuate a manifestare il vostro prezioso apprezzamento per questo mio romanzo breve, uscito qualche tempo fa, La notte che uccisi Jim Morrison.
L’editore, Dunwich Edizioni, mi comunica infatti che il libro – disponibile sia in eBook che nel tradizionale formato cartaceo – continua a difendersi bene quanto a vendite. Il che non è poco, di questi tempi…
Approfitto dell’occasione per ringraziare anche Mauro Saracino di Dunwich Edizioni, per aver creduto da subito nel progetto legato alla mitica figura dell’indimenticabile leader dei Doors.
Sabato 4 febbraio i Black Sabbath si sono esibiti in quello che è stato purtroppo l’ultimo concerto del The End Tour – partito negli USA a gennaio 2016 – a Birmingham, dove è nato il gruppo quasi cinquant’anni fa, nel lontano 1968.
Il loro ultimo, ottimo album è stato 13: a suo tempo naturalmente me ne occupai, sulle pagine di Graphomania.
Ieri, all’età di novantuno anni, è scomparso Giusto Pio. Violinista di grandissima abilità tecnica, arrangiatore e compositore tra i più raffinati, colto ma mai noioso, ha legato indissolubilmente il suo nome a quello, più noto al grande pubblico, di Franco Battiato.
È proprio alla collaborazione con Giusto Pio che Battiato deve in gran parte il successo tanto a lungo inseguito fin dalla fine degli anni ’60 e raggiunto solo agli inizi degli anni ’80 con La voce del padrone, album fortunatissimo – vendette oltre un milione di copie, una cifra impensabile per lo scricchiolante mondo discografico di oggi, e non solo per gli artisti di casa nostra – del 1981.
Ma l’impronta di Giusto Pio, quel suono inconfondibile di violino suonato come una sorta di Joe Satriani del violino, è ben presente e direi quasi dominante già nei 2 album precedenti di Battiato, L’era del cinghiale bianco del 1979 e Patriots dell’anno seguente.
Assieme alla chitarra strepitosa di Alberto Radius (ex Formula Tre) e alle splendire tastiere di Filippo Destrieri il nuovo sound di Battiato – popolare ma allo stesso tempo sofisticato – Giusto Pio riuscì a traghettare Battiato dal progressive e dalla musica elettronica alla Stockhausen al mondo delle radio e dei juke-box.
La collaborazione con Battiato si protrarrà sino ai primi anni ’90: Giusto Pio arrangerà, dirigerà l’orchestra, farà cantare il suo violino e sarà insomma una presenza fondamentale nella musica di Battiato.
E infatti la sua mancanza, negli anni seguenti, si avvertirà, lasciatemelo dire.
Il video di Dark Necessities, title track del nuovo, attesissimo album, The Getaway, dei Red Hot Chili Peppers, uscito a 5 anni di distanza dal precedente. È un disco notevole, suonato “da paura” e molto divertente.
In attesa della recensione completa, che apparirà a breve sul blog magazine Graphomania, godetevi la chitarra di Josh Klinghoffer…