Di recente Riccardo Muti, dialogando con Maurizio Molinari, ha espresso un grande timore, condiviso direi non solo da chi fa musica, ma anche da chi la ascolta:
[….] io ho solo un grande timore: aver chiuso i teatri ha allontanato il pubblico dal vivere direttamente la musica, dal vedere e ascoltare i musicisti nel momento in cui suonano.
Lo ha fatto abituare all’idea che si può anche vivere senza cibarsi spiritualmente della musica.
Una cosa è sentire un cd a casa che ripete sempre la stessa esecuzione e può variare solo quando cambia il nostro stato d’animo. Un’altra ascoltare in teatro una esecuzione unica che nasce dal nulla e ritorna poi nel silenzio.