Quando la finzione diventa realtà: Reality Show

41aoceis2mlQuando la finzione diventa realtà? Abituati a osservare gli spettacoli più assurdi e trash attraverso lo schermo della televisione – ma anche dei vari device digitali, dallo smartphone al tablet o al più tradizionale monitor di un computer, fate voi – a volte diventa difficile distinguere reale e irreale, vero e falso.

E può accadere che l’evento più improbabile si realizzi invece sul serio nel cosiddetto mondo reale, spingendoci a interrogarci fin dove ci si possa spingere nel nome della perversa rincorsa all’audience.

È lo scenario immaginato nel racconto breve Reality Show, disponibile gratuitamente solo per pochi giorni – fino a domenica 12 febbraio – sulla piattaforma digitale Amazon (tranquilli, dopo quella data sarà acquistabile al prezzo di un caffè, o a zero euro aderendo al programma kindle unlimited)

Filippo Facci: caro Roberto Saviano

Filippo Facci fa le pulci al monologo tenuto da Saviano l’altra sera a Vieni via con me, il programma scritto e condotto in coppia con Fabio Fazio su Rai Tre. Argomento, la cosiddetta macchina del fango – ricordate? quella messa in moto l’anno scorso da Vittorio Feltri sul Giornale ai danni dell’allora direttore di Avvenire Dino Boffo, oppure l’altra, tuttora in corso, scatenata contro Fini e il famigerato appartamento in quel di Montecarlo – e Falcone.

Facci osserva, in conclusione della sua lunga puntualizzazione:

Roberto, non potevi citare tutto e tutti, lo so. La tv è maledetta, il tempo è sempre poco: e pensa che tu ne hai avuto come nessuno.  Il problema è che altri nomi, altri personaggi, altre testate, altri presunti e più recenti macchinatori del fango, tu li hai invece pronunciati o fatti intuire con furba chiarezza. Un filo troppa, secondo me.

Inutile dire che l’articolo di F.F. ha scatenato polemiche accesissime.

La scossa a Roma

Vittoriano

Poco fa, alle 19 e 45 circa, c’è stata un’altra forte scossa a L’Aquila, e anche qui a Roma si è avvertita distintamente.

Ero seduto alla scrivania a lavorare al Mac. Il gatto dormiva sul tavolo, quando ho avvertito alcuni improvvisi, deboli, scricchiolii.

Carletto drizza gli orecchi e balza giù dal tavolo, il mio stomaco prima e la sedia girevole subito dopo, prendono a ondeggiare sensibilmente per diversi, interminabili secondi… Non è stato piacevole, nient’affatto. Immagino in Abruzzo.

Speriamo solo che queste scosse volgano al termine.

Intanto, c’è chi pensa, perfino in questo frangente, all’Auditel

Sei depresso? Hai visto troppa TV da piccolo!

Lengthy television viewing in adolescence may raise the risk for depression in young adulthood, according to a new report.

The study, published in the February issue of The Archives of General Psychiatry, found a rising risk of depressive symptoms with increasing hours spent watching television. There was no association of depression with exposure to computer games, videocassettes or radio.

(via N.Y.T.)

Raccolta pubblicitaria in TV: il De Profundis

Che la TV – e non solo quella generalista – sia uno zombi non è solo l’autore di questo blog a ripeterlo , ormai da molti anni, vedi ad esempio l’opinione di Nicholas Negroponte. Ora però il… decesso è stato ufficialmente certificato dalla crisi della raccolta pubblicitaria, vera e propria cartina di tornasole dell reale stato di salute (!) della televisione.

Scrive l’Unità:

Autunno nero per la pubblicità. Vanno in rosso i giornali, va in rosso la tv. E per le tv di Berlusconi, si sussurra, è profondo rosso. Conti alla mano: la Rai – se la crisi di spot perdura – secondo i calcoli della Sipra, la sua concessionaria, perderà almeno 40 milioni di euro.

Mediaset, che ormai vende spot a prezzi stracciati e ha anche problemi d’ascolto, rischia di rimetterci almeno il doppio di questa cifra. E così quella frase buttata là da Berlusconi venerdì scorso alla cena con gli industriali («Mi domando come facciate a dare pubblicità alla Rai, che trasmette programmi da cui si diffondono panico e sfiducia»), e mai smentita, non sembra tanto l’appello del politico contro la tv pubblica che non sta “in riga”, ma il disperato tentativo da imbonitore di rosicchiare qualche spot in più alla concorrenza.

Che la Rai se la passi male, in quanto a spot, lo ha detto persino il suo direttore generale, Claudio Cappon: «La raccolta pubblicitaria per gli ultimi mesi dell’anno ha subito una contrazione improvvisa, a doppia cifra».

La relazione dell’amministratore delegato Sipra, Maurizio Braccialarghe, parla chiaro: nell’ultimo trimestre la Rai ha subìto un vero e proprio tracollo pubblicitario rispetto al periodo luglio-settembre dello scorso anno, e le prospettive sono pessime.

L’Upa (associazione dei pubblicitari) stima un calo reale del 2,5% degli investimenti pubblicitari in televisione. E potrebbe persino rivelarsi una stima ottimistica, perché ancora non c’è nessuna avvisaglia di investimenti per il periodo natalizio.

La TV ha ucciso la tragedia?

Vi segnalo un interessante contributo di Gabriele Pedullà, apparso oggi su D La Repubblica delle Donne, sul ruolo del mezzo televisivo in relazione alla dimensione teatrale.

Un breve stralcio:

“La televisione favorisce la passività gli spettatori sono tenuti prigionieri, l’onnipresenza degli audiovisivi fiacca le capacità di resistenza alla propaganda. Siamo abituati a sentire ripetere così spesso frasi come questa che abbiamo smesso di interrogarci sulla loro attendibilità. Il discorso merita tuttavia un’ulteriore riflessione. Quando “il cinema si vedeva solo al cinema”, gli spettatori erano obbligati a “fare” esperienza del film secondo un codice di comportamento unico, ma la diffusione di videoregistratori, lettori, videofonini, palmari oltre che, appunto, della televisione ha cambiato tutto. La sala cinematografica, così come la sua antenata (la sala teatrale “all’italiana” inventata dagli architetti del Rinascimento), è stata pensata per un pubblico dedicato. Immobile, silenzioso, attento, disciplinato. E ricettivo. La televisione invece, soprattutto da quando è regolata dall’utilizzo del telecomando, ha sancito il passaggio dalla passività assoluta a una forma di sfrenata attività. […]”

segue

Rai4

Parte con “Elephant”, il film di Gus Van Sant, Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2003, vero e proprio cult giovanile, la prima settimana di palinsesto di Rai4, la nuova tv del digitale terrestre free della Rai, che prende il via lunedì 14 luglio alle 21.00.

Una rete per un pubblico giovane, che naviga su internet, sensibile alle suggestioni della moderna comunicazione”, spiega Carlo Freccero, presidente di Raisat (indicata dalla Rai come factory di Rai4). “L’obiettivo – continua Freccero – sarà quello di trasformare, in alcuni casi, gli spettatori in autori, capaci di contribuire a creare alcuni dei programmi che andranno in onda con i materiali che propongono in rete. Il web sarà, quindi, per Rai4 una fonte formidabile di raccolta. In questa fase di partenza, Rai4 si alimenterà soprattutto di serie americane cult, film e telefilm, cartoni animati, programmi musicali, oltre ai ‘fuoricampo’ di alcuni reality della generalista. Una sorta di riscaldamento dei motori – conclude Carlo Freccero – in attesa di una programmazione più completa, che comprenda produzioni di canale, sia di fiction che di programmi”.

In prima serata, il palinsesto della prima settimana prevede film d’autore: martedì 15 “Una canzone per Bobby Long”, mercoledì “Million dollar baby” di Clint Eastwood, giovedì “Final destination”, venerdì “Frequency – il futuro è in ascolto”, sabato “Nella morsa del ragno” e domenica “C’era una volta il West”.

La seconda serata propone ogni giorno una serie americana diversa: lunedì c’è “Day Break”; martedì “Six Degrees”; mercoledì “Wath about Bryan”, giovedì “Codice Matrix”, venerdì “Veritas”. A seguire, quotidianamente, l’appuntamento con “Alias”. Lunedì 14, dopo “Alias”, il film “Last Days”, sempre di Gus Van Sant, ispirato alla figura del leader dei Nirvana Kurt Cobain. Dal martedì, invece, dopo “Alias”, tornano i film di prima serata.

La programmazione della domenica è infine concepita come una vetrina, a partire dalle 15.00 del pomeriggio, delle serie proposte nel corso di tutta la settimana.