Freddie Mercury, vent’anni dopo

Vent’anni fa, il 24 novembre 1991, moriva a Londra Freddie Mercury. Ricordo bene l’annuncio, dato con disprezzo e quasi compiacimento dal TG1 delle 13.30. In quel servizio si attaccò pesantemente il grande artista, stigmatizzando i suoi presunti eccessi personali e soprattutto la sua sfera sessuale.

Oltre allo shock della notizia – solo pochi giorni prima era trapelata la notizia della malattia di Freddie – si aggiungeva il fastidio per quella che fu una pagina tra le peggiori del giornalismo televisivo. Certo, i (ne)fasti del Tg1 di oggi erano ancora di là da venire, ma già in quell’occasione, come ebbe a commentare Aldo Falivena, non si fece giornalismo.

A distanza di anni però, polemiche a parte – che in fondo hanno spesso segnato la vita di Freddie Mercury – rimane il segno indelebile lasciato da questo grande artista nella storia del Rock.

La scossa a Roma

Vittoriano

Poco fa, alle 19 e 45 circa, c’è stata un’altra forte scossa a L’Aquila, e anche qui a Roma si è avvertita distintamente.

Ero seduto alla scrivania a lavorare al Mac. Il gatto dormiva sul tavolo, quando ho avvertito alcuni improvvisi, deboli, scricchiolii.

Carletto drizza gli orecchi e balza giù dal tavolo, il mio stomaco prima e la sedia girevole subito dopo, prendono a ondeggiare sensibilmente per diversi, interminabili secondi… Non è stato piacevole, nient’affatto. Immagino in Abruzzo.

Speriamo solo che queste scosse volgano al termine.

Intanto, c’è chi pensa, perfino in questo frangente, all’Auditel

Stupro in tv -> audience -> arma politica

Scrive Natalia Aspesi su Repubblica:

Se lo stupro diventa la prima notizia del più importante telegiornale Rai vuole dire che non si tratta più solo di un crimine efferato che può spezzare la vita di una donna, ma di un’ arma politica che non tiene conto del dramma individuale, ma se ne serve per altri fini non tanto occulti. Se infatti i telegiornali dovessero seguire sempre questo modo di informare, non ci sarebbe spazio per altre notizie, né internazionali né nazionali; visto che nel 2008 i casi di violenza sessuale denunciati (quindi una minima parte) sono stati 4465, e a voler essere pignoli, la massima parte dei criminali era italiana (58%), mentre i rumeni, sempre troppi, erano il 9,2%.

(segue)